La Gamberaia e i barbari

Stanotte qualcuno dalla Cina è entrato nel mio blog e, con la scusa di commentare una foto del giardino della Gamberaia, ha proposto in inglese la sua merce: “Mi chiamo Hank cui, sono il direttore di una fabbrica cinese che produce pannelli in un miscuglio innovativo di plastica e legno. Vorrei sapere se conosci qualcuno in Europa interessato all’utilizzo di questo materiale moderno”. Ho avuto voglia di piangere nel constatare l’arrembaggio del business sulla Bellezza: l’assalto simbolico alla Gamberaia, complici le tecnologie, per un attimo ha annullato la mia fede progressista. Poi ho pensato al nuovo libro di Eugenio Scalfari “Per l’alto mare aperto” (Einaudi): “ Noi non comprendiamo i contemporanei […] che sono i nostri barbari ma è chiaro che abbiamo torto a pensarla così perché, ci piaccia o no, da loro nascerà il futuro”.  E, soprattutto, ho pensato alla recensione di Corrado Augias a questo libro, letta giusto ieri sera: “Nei confronti di costoro non ci può essere tregua, sono anzi quelli che una battaglia di civiltà ci impone di combattere”.
Visitare la Gamberaia (notizie qui) e vigilare perché sopravviva ai tempi nel suo nitido disegno antico è un modo di dare fiato ad una civiltà assediata dalle mescole cinesi di plastica e legno che cercano una vetrina e un nuovo mercato nel blog di una  giornalista esterrefatta ma non ancora vinta.

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Il mio nome è Mimma Pallavicini, sono una giornalista specializzata, una cosiddetta “giornalista del verde”, da oltre 25 anni e ancora non so dove stiano i confini tra la professione e la passione per le piante, i fiori, i giardini, interpreti e partecipi della mia visione della vita. Così non mi pare vero creare una nicchia per dire ciò che altrimenti non avrebbe modo di essere detto: ogni giorno vivo esperienze, pensieri e percorsi professionali che con le piante e i giardini hanno a che fare e che sarebbe un peccato non fissare e non condividere. Benvenuti da queste parti, e grazie se vorrete sostare in nome dell’informazione e partecipare in nome di un’emozione che ci accomuna.

3 pensieri riguardo “La Gamberaia e i barbari

  1. Possiamo difendere la Bellezza da questo futuro che avanza?
    Non credo, ma vorrei morire (il più tardi possibile) con la coscienza a posto, certo di aver sempre combattuto questo futuro.
    Lo so, me lo hai già detto, sono pessimista e il mio pessimismo complica le cose. Mi dispiace, non ci posso fare niente. 🙂

    Ciao

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    1. @ Gian Marco
      Tu chiedi se possiamo difendere la Bellezza da questo futuro che avanza e io rispondo che non posso sapere se ci riusciremo, ma abbiamo il dovere di provarci. Da ottimista penso che volere è potere: l’energia di tanti concentrata su valori culturali e civili a mio parere fa miracoli (non credo ai miracoli, ma comprendimi). Avvicinandomi a te per pessimismo penso però anche che la globalizzazione selvaggia premia l’omologazione verso il basso. In ogni caso l’importante, come dici tu, è avere la coscienza a posto. Per me è un problema di coscienza anche visitare i giardini storici e i parchi, educare i bambini alla botanica, coindividere i miei percorsi con il blog. Certo: andare in controtendenza è faticoso ma è un buon allenamento per dare un senso alto alla vita.

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  2. Nel mio piccolo ho avuto la fortuna di poter visitare la Gamberaia lo scorso anno e l’ho trovata incantevole.

    Siete proprio sicuri che il futuro non possa regalarci anche lui la bellezza?

    Una bellezza che ancora noi non comprendiamo perchè siamo legati al passato, ma quando anche il nostro futuro diventerà passato per i nostri nipoti loro magari vedranno la bellezza in ciò che noi adesso vediamo l’orribile.

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