Persone di e da Murabilia 2013

Mi dicono: “Hai visto la tal pianta, hai parlato con il tale, ti sei fermata in quello stand?”. Ammetto: a Murabilia a Lucca quest’anno ho visto davvero poco: ho lavorato alla presentazione dei libri, ho dato una mano dove serviva, ho ascoltato chi è venuto a cercarmi con una storia da raccontare, e di tempo non me ne è avanzato molto. Anzi: non me ne è avanzato affatto. Ho comunque qualcosa da affidare al mio blog perché non si perda: non piante, ma persone che frequentano questa manifestazione, umanità che sta dietro alla ricerca, alla cultura, al piacere e alla necessità di circondarsi di verde.  Di qualcuno non conosco neppure il nome: la funzionaria della Provincia di Lucca, arrivata alla presentazione di Minima ruralia di Massimo Angelini con un angolo all’orlo dell’abito lungo e svolazzante tenuto nella mano. Tutto il tempo della presentazione lei con quella mano stretta a pugno sul bordo sollevato  e, alla fine, viene al tavolo per parlare con l’autore, idee e desideri che combaciano, e lei che apre con gioia la mano chiusa attorno alla stoffa e sul tavolo lascia cadere una grossa manciata di fagioli della Lucchesia di ogni colore e forma. Con un gruppo locale legato a Slow Food ha classificato 17 varietà e ci sta ancora lavorando, non con la logica del museo che fissa parametri di determinazione né facendo marketing, ma con il desiderio di conoscere i percorsi della natura e i suoi rapporti con i contadini che nel tempo hanno creato varietà e ecotipi e con l’auspicio che succeda ancora. Il lavoro fatto da Massimo Angelini minima-ruralia-di-Massimo-Angelini-editore-Pendragongente-che-ascolta-la-presentazione-di-un-libro-a-Murabilia-2013con la patata quarantina genovese e la rete di contadini che ora la coltivano sulle montagne alle spalle di Genova: prima che le forti motivazioni trasmesse da Massimo invogliassero a occuparsi ancora di agricoltura sui monti all’abbandono, i contadini di quelle valli avevano l’età media di 62 anni, ora di 36. Almeno una generazione terrà ancora viva la montagna e, se ne traggono soddisfazione e reddito, questi giovani insegneranno ad altri a fermarsi e a proseguire il lavoro. La gente ascoltava la voce gentile, ma ferma, che raccontava cose grosse. Gli sguardi degli intervenuti erano come non li ho mai visti in esperienze similari: tra lo stupore e la voglia di partecipare, tra la disperazione di vivere in un Paese troppo spesso immemore e la rassicurazione che, agendo insieme e con determinazione, si può recuperare ciò che sembrava perduto, ma è solo occultato, come dice proprio Angelini nel suo libro.

E’ venuta a cercarmi più di una persona che, in silenzio, sul territorio, lavora al recupero degli ortaggi tradizionali e fa didattica in merito perché i recuperi diventino una cultura diffusa. Per esempio Franca Maraffetti, reduce dalla manifestazione di Pontremoli che in agosto ha messo in mostra 700 varietà di pomodoro. Lei esile e tenace racconta di una piccolissima associazione che si chiama Lunigianarborea e del lavoro di coltivazione e poi di raccolta di altre varietà venute da altre due fonti di coltivatori collezionisti e poi i lunghi banchi di esposizione nella piazza del comune del suo paese, invasa da gente di ogni dove.

Rolando-Romolini-e-Remy-Souche-a-Murabilia-2013Ophrys d ItaliaInatteso, è venuto a cercarmi anche Rémy Souche, francese di Montpellier che è un’autorità in merito alle orchidee di terra in ambito mediterraneo (andate a leggere qualcosa di lui in questo blog francese. A dispetto della sua aria ironica e scanzonata e del suo stile “occitano che deve andare all’appuntamento con Obelix e non vuole essere da meno”, Rémy ha fatto un serio e annoso lavoro di approfondimento e revisione scientifica soprattutto per le orchidee del genere Ophrys. Il dicembre scorso, a ridosso del Natale, ha fatto uscire un corposo volume di 575 pagine, scritto e illustrato con l’amico fiorentino Rolando Romolini, vicepresidente del Giros (Gruppo italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee, www.giros.it). Una meraviglia di indagine e screening del territorio italiano supportata da fotografie per inquadrare l’ambiente di crescita e da macrofotografie affascinanti che illustrano la variabilità tra specie, tra varietà e persino nell’ambito della stessa popolazione. Tutto in due lingue, italiano e francese. Rémy l’occitano lo vende attraverso il sito http://www.ophryshybrides.com/.

incontri-botanici-al-verticeE poi gli incontri botanici al vertice, che ho catturato di passaggio, spesso impegnata a fare altro. Sono riuscita a alzare la macchina fotografica in un click fuggevole una volta sola, per immortalare Bleddyn Wynn-Jones del vivaio inglese Crug Farm in dialogo con Dino Pellizzaro dalla Costa Azzurra, il giardiniere Gabriele Sani, compagno di Bettina Bartolozzi di Botanica La Romola di San Casciano Val di Pesa e, seduto, Mirco Bagaloni di Tropico del Conero. Un asse trasversale che congiunge il Nord del Galles, la Costa Azzurra, la Toscana e le Marche in nome della passione per le specie da acclimatare e della professione per le piante nuove da introdurre nei giardini e nel cuore dei collezionisti evoluti. Chi avrebbe mai pensato, solo vent’anni fa, che sarebbe potuto succedere di vederli insieme, giovani vivai italiani nati sull’onda di una nuova sensibilità, e vecchi marpioni del vivaismo internazionale, cacciatori di piante, acuti e sapienti botanici coltivatori con il ruolo di apripista? In questo senso Murabilia continua ad essere (anzi quest’anno con una pacatezza e una concentrazione collettiva da segnalare) forse la migliore vetrina botanica nazionale. Per chi vuole conoscere i vincitori delle diverse categorie e tutti gli altri dati dell’anno può visitare il sito www.murabilia.it

faggio-nel-passaggio-del-Baluardo-San-Colombanosulle-mura-di-LuccaDue parole infine su Lucca e le sue mura. Poche altre sedi di mostre di giardinaggio italiane (e non solo) hanno la suggestione di questo luogo, un grande, frequentatissimo parco urbano che intreccia storia, architettura di cinque secoli fa e verde. Dai primi anni di Murabilia (ne sono passati 13) sono stati fatti notevoli lavori  di recupero delle costruzioni accessorie, dei passaggi e delle parti sotterranee (il “ventre” delle mura) e ora transitarci di sera è una magia di luci soffici che valorizzano le scabrosità dei muri, i passaggi, il fosso, gli alberi. E siccome quest’anno io ho avuto più attenzione alle persone che alle piante,  domenica sera in una meravigliosa rotonda incassata che ospita un grande faggio ai piedi del Baluardo San Colombano ho notato la scritta “Ben tornato amore”. Alla faccia delle mura storiche, delle luci emozionanti, di quello strepitoso faggio (l’albero che preferisco), io ho pensato al ragazzo che, munito di spray, ha detto la sua gioia lì e così e mi è piaciuto un sacco.

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Il mio nome è Mimma Pallavicini, sono una giornalista specializzata, una cosiddetta “giornalista del verde”, da oltre 25 anni e ancora non so dove stiano i confini tra la professione e la passione per le piante, i fiori, i giardini, interpreti e partecipi della mia visione della vita. Così non mi pare vero creare una nicchia per dire ciò che altrimenti non avrebbe modo di essere detto: ogni giorno vivo esperienze, pensieri e percorsi professionali che con le piante e i giardini hanno a che fare e che sarebbe un peccato non fissare e non condividere. Benvenuti da queste parti, e grazie se vorrete sostare in nome dell’informazione e partecipare in nome di un’emozione che ci accomuna.

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