Sequoie, fusti d’epoca

Su Airone/settembre 2000

Ci vuole fantasia per immaginare alberi che emergono di 60-70 metri dal profilo del più venerabile dei nostri boschi. Se una farnia (Quercus robur) o un faggio (Fagus sylvatica) di forza dirompente può sviluppare la sua chioma al massimo per 40 metri di altezza, non di rado la sequoia corre agile verso il cielo per oltre 100 m. Oggi è più facile che lo skyline verde dei boschi italiani sia interrotto da un palazzo di 25 piani, e la sequoia in natura vive esclusiva in pochi milioni di ettari oltre Atlantico, ma c’è stato un tempo in cui questo gigante del Regno Vegetale fu protagonista della flora delle foreste di torbiera dell’Europa e di tutto l’emisfero boreale, come dimostrano numerosi ritrovamenti fossili. Il diagramma pollinico delle torbe racconta anzi che nell’Eocene (da 54 a 37 milioni di anni fa) le sequoie rappresentarono nel loro ambiente il 60% della vegetazione arborea. L’analisi delle argille della foresta della Londe, presso Rouen, ha anche stabilito che a questi alberi si associavano specie rimaste identiche, e nello stesso territorio, sino ai nostri giorni (ontani, noccioli, betulle e querce), oltre a specie migrate altrove ed ora appartenenti alla flora di altre regioni della terra, appartenenti per esempio ai generi Cupressus, Taxodium e Liquidambar che, escluse a suo tempo dalla natura perchè non più adatte alle mutate condizioni climatiche, negli ultimi due secoli hanno fatto una rentrée trionfale in Europa come piante ornamentali di parchi e giardini.
Nella discesa verso sud di oltre 20° di latutudine per sfuggire alle glaciazioni, l’areale di distribuzione si restrinse progressivamente e nel Pliocene (da 7 a 2 milioni di anni fa), nella stessa era della comparsa dei diretti antenati dell’uomo, la sequoia trovò rifugio in una zona limitata tra la California e l’Oregon. In quella fascia lunga 800 km e larga 60 km sino al 1769 è rimasta  sconosciuta, nonostante la maestosa imponenza e l’età notevole di molti esemplari, nati più o meno ai tempi della fondazione dell’Antica Roma. In quel 1769 il padre francescano spagnolo Giovanni Crespi diede notizia nel suo giornale della scoperta della conifera dall’impressionante tronco rossiccio e spugnoso e dalla chioma piramidale alta e stretta, sotto alla quale un uomo ha le dimensioni di un moscerino. Era giusto il periodo in cui il naturalista svedese Linneo faceva parlare per la recente pubblicazione della sua opera enciclopedica Systema naturae che conteneva tra l’altro la classificazione e la nomenclatura binaria delle piante (la stessa attualmente in vigore), eppure Crespi non si diede pena di darne comunicazione agli organismi botanici, così l’importante ritrovamento passò sotto silenzio. Riscoperta nel 1795 dal medico scozzese Menzies, non ebbe però l’onore dell’ufficialità scientifica che nel 1840, quando il botanico austriaco Endlicher ne portò in Europa i semi e, indirettamente, favorì l’introduzione in coltura come albero ornamentale. Fu chiamata Sequoia sempervirens e fu classificata tra le conifere della famiglia delle Taxodiacee (dal nome scientifico di Taxodium distichum, il cipresso calvo di palude). Otto anni dopo, nel 1848, un primo carico di sequoie approdò nei grandi giardini romantici in costruzione attorno alle ville pedemontane della nuova borghesia industriale piemontese e lombarda: la sequoia da questi territori mancava da qualche milione di anni, ma tutto sommato le nuove condizioni in cui si venne a trovare non erano molto dissimili da quelle delle coste californiane a clima temperato e piovoso in cui sino a qualche anno prima viveva ignorata.
L’Ottocento amava l’inconsueto, il grandioso, l’esotico e la sequoia, con il suo succoso corteggio di aneddoti arrivati freschi dall’America dell’epopea del West, si trovò al centro dell’attenzione. Tra scienza, cronaca e dicerie, un piccolo manipolo di appassionati di piante, con il naso verso il cielo per osservare dal vivo la fenomenale capacità dei giovani esemplari di crescere per metri e metri in brevissimo tempo, fece circolare le prime notizie in Europa. Il nome botanico Sequoia? Era stato scelto in omaggio a quel tale George Guesz of Sequoiah, figlio di un colono tedesco e di una indiana Cherokee, che nel 1820 aveva inventato e pubblicato l’alfabeto Cherokee. L’albero più vecchio mai osservato? Naturale, era una sequoia, che aveva impegnato nell’abbattimenti 50 provetti boscaioli del West. Alta 130 metri, il suo tronco misurava 12 metri di diametro a 2 metri da terra e gli anelli del legno, contati con cura, dichiararono con matematica certezza che aveva visto 3.200 primavere. Qualcuno si fece vanto di aver ammirato in uno dei musei di Scienze Naturali d’Europa un disco del suo legno, lucidato e colorato in corrispondenza degli anelli ritenuti più importanti. Era tutto vero e si prestava a racconti favolosi e quasi magici. Ciò che passò inosservato fu lo scempio che venne fatto, nella totale anarchia della conquista del West, di intere popolazioni di Sequoia sempervirens nell’ambiente naturale, non foreste pure, ma gruppi di individui, isole grandiose e inesplorate in un mare di verde già noto. In quanto al record dell’età, solo qualche decennio più tardi si scoprì che l’albero più longevo apparteneva ad un’altra specie, sempre una conifera californiana, ma delle White Mountains: era un Pinus aristata di 4.600 anni.
Sull’onda della curiosità e in prospettiva di lucrosi affari, il famoso vivaio inglese Veitch spedì negli Stati Uniti il botanico e cacciatore di piante Lobb perchè setacciasse i boschi californiani alla ricerca di altre specie arboree sconosciute che potessero ottenere pari successo. Lobb se ne tornò in Europa nel 1853 con i semi di una specie affine, rinvenuta, in poche decine di esemplari di 100 metri di altezza e dell’età presunta di 1.500 anni, sulle montagne ai margini occidentali della Sierra Nevada. La monumentale conifera fu ascritta allo stesso genere Sequoia e la nomenclatura botanica, senza faticare nella ricerca di un adeguato appellativo specifico, le assegnò il nome S. gigantea, subito modificato dall’inglese Lindley in Wellingtonia gigantea come nazionalistico omaggio al duca, militare e politico che sconfisse Napoleone a Waterloo. L’anno seguente l’americano Winslow si prese la libertà di ribattezzare la specie Washingtonia gigantea, in ricordo di George Washington che sconfisse gli inglesi nella guerra di indipendenza americana. Il sottile duello a suon di nomi tra inglesi e americani ebbe fine solo nel 1939 con l’assegnazione definitiva di questa sequoia ad un nuovo genere, Sequoiadendron, di cui il solo rappresentante è S. giganteum. Da albero delle alte quote qual è (vive in natura tra 1400 e 2200 m di altitudine) si rivelò interessante da coltivare nei giardini dell’Europa del Nord e dei nostri Appennini, nei quali Sequoia sempervirens era meno adatta, in quanto sensibile al freddo asciutto. Nel linguaggio popolare divenne la “sequoia mammut” (semplicemente big tree per gli anglosassoni), il grande albero da Guinness dei primati. Mentre le prime forme di turismo di massa inducevano  gli appassionati di natura americani al pellegrinaggio sino ai boschi in cui crescevano esemplari imponenti ribattezzati familiarmente “Grizzly”, “General Sherman”, “General Grant”, “Le sentinelle”, il disboscamento selvaggio proseguiva indisturbato e, per porre fine ad un comportamento che sollevava polemiche a livello internazionale, il governo degli Stati Uniti nel 1890 decise di proteggere tutta l’area interessata con l’istituzione di un parco naturale, il secondo del mondo dopo quello di Yellowstone.
Se alle sequoie, immobili osservatrici dall’alto dei mutamenti storici e sociali nelle civiltà umane, fosse importato qualcosa del cambio di secolo, avrebbero accolto con sollievo l’arrivo del Novecento. Non solo venne tolto a S. sempervirens il primato della longevità, ma anche quello dell’altezza a S. giganteum, dopo la scoperta in Australia di un eucalipto (Eucaliptus amygdalina) alto 149 metri. Mutate le mode, meno ricercato il côté esotico delle piante, ridotti gli spazi dei giardini, l’interesse per la coltivazione è diminuito progressivamente, mentre è salito con lo stesso ritmo l’interesse scientifico. Questi alberi di enorme vitalità tengono impegnati i paleobotanici, che li studiano come relitti della flora del Terziario; affascinano gli ecologi vegetali e i fitogeografi, che sopra ed attorno a simili poderose creature (di certo gli esseri viventi capaci di sviluppare la maggiore massa) continuano a scoprire altre forme di vita, un vero e proprio “ecosistema sequoia”; incollano al microscopio i biologi vegetali, che si interrogano sul meccanismo della loro riproduzione. Uniche tra le Gymnosperme, alle sequoie manca il proembrione nucleare esattamente come nelle Angiosperme, cioè nelle più evolute piante con fiori veri. Essere capaci di crescere oltre il limite di altezza delle altre piante a legno si è rivelato per le sequoie un vantaggio nel processo evolutivo: maggiore luce ha voluto dire maggiore fotosintesi, ovvero maggiore nutrimento e dunque qualche possibilità in più rispetto ad altre conifere di superare i momenti critici. Restano tuttavia piante arcaiche, mai affrancate dal limite imposto dalle foglie aghiformi. Proprio gli aghi rappresentano il modo più semplice per determinare le due specie: sono piatti, carnosi, disposti in doppia fila, lunghi 6-20 mm in Sequoia semprevirens; avvolgono i rami a spirale e sono ridotti a squame di 2-6 mm in Sequoiadendron giganteum.
Favorite dalla selezione naturale che, quanto meno, le ha sottratte all’estinzione, protette ufficialmente nei parchi naturali americani, catalogate come alberi di interesse storico nei giardini europei, c’è da chiedersi come sia possibile che a Headwaters, in California, all’inizio di quest’anno sia stato deciso il taglio di alcune sequoie secolari. Gli ecologisti scesi in piazza per difenderle sono stati dispersi dalla polizia con lo spray irritante. La cronaca dei giornali non racconta se gli alberi sono scampati alla scure, ma aggiunge che, a seguito dell’episodio, i giudici hanno deciso che d’ora innanzi la polizia degli Stati Uniti non potrà più fare ricorso a questi spray. Furbesco   e fuorviante spostamento di interesse da uno spinoso problema ecologico o, al contrario, una nuova sensibilità per la salvaguardia dell’ozono?
Approfondimenti

Carta d’identità tassonomica delle sequoie
Regno: Eukaryota
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Coniferophytina (=Gymnospermae)
Classe: Pinatae
Sottoclasse: Pinidae (=Coniferae)
Ordine: Pinales
Famiglia: Taxodiaceae
Sottofamiglia: Taxodioideae
Genere: Sequoia e Sequoiadendron
Specie: Sequoia sempervirens (Lamb) Endl (questa sola specie ascritta al genere) e Sequoiadendron giganteum (Lindl.) Buchholz (questa sola specie ascritta al genere, sino al 1939 classificata come Sequoia gigantea).

Sequoie: i numeri
• 90 metri di altezza, 25 m di circonferenza (misurata a 2 m da terra) le dimensioni della sequoia “General Sherman”. Peso stimato: 2000 tonnellate.
• 2500 anni l’età presunta della sequoia “General Grant” che cresce nel King’s Canyon. È alta 80 m, la circonferenza del tronco alla base è di 32 m e la branca più bassa si trova a 39 m di altezza.
• 2n=68, 6x il numero cromosomico di Sequoia sempervirens
• 71 le foreste di Sequoiadendron giganteum ancora esistenti al margine occidentale della Sierra Nevada, California. Si trovano ad altitudini comprese tra 1400 e 2200 m; non tutte sono state dichiarate parco nazionale.
• 001-559 565-3759 il numero di telefono dall’Italia per diventare soci della SNHA (Sequoia Natural History Association), organizzazione senza scopo di lucro che collabora ai programmi didattici e di ricerca dei Parchi Nazionali americani creati per la conservazione delle sequoie.

Dove vedere le sequoie in Italia
Alcune decine di sequoie, piantate il secolo scorso nei giardini italiani, sono classificate tra gli alberi monumentali del nostro paese. Più o meno coeve, hanno altezza variabile da 30 m (esemplare di Sequoiadendron giganteum in località Colleascine di Aprigliano, in provincia di Cosenza) a 50 m (Sequoia sempervirens nella Riserva Naturale Speciale della Regione Piemonte “Parco Burcina” di Pollone, presso Biella). Per ragioni storiche e climatiche, proprio nel Biellese vive il nucleo più consistente di sequoie considerevoli: nel sanatorio di Bioglio, nei grandi giardini ottocenteschi delle ville Canale-Majet e Sella di Mosso Santa Maria, Frassinetti e Piacenza di Pollone, nel parco del Monastero della località San Gerolamo di Biella. Il clima umido e temperato prealpino, dal Piemonte all’Alto Adige, sembra aver favorito lo sviluppo di questi giganti naturali, che lungo la penisola diventano rari proprio per le condizioni pedoclimatiche inadeguate dell’ambiente mediterraneo. Sequoie disegnano lo skyline nel centro abitato di Roccavione (Cuneo), in viale Dante a Torre Pellice (Torino), nel parco Agliardi di Paladina (Bergamo); svettano sottili e solide all’Alpe Vice Re di Albavilla, a Villa Amman di Elio e a Villa Cornaggia Medici di Merate (le tre località sono in provincia di Como), a Villa Riva di Maccagno (Varese), a Appiano, Lana, Salorno e San Pancrazio in provincia di Bolzano. Purtroppo la sequoia mammut di 43 metri di altezza e oltre 5 m di circonferenza di Villazzano di Trento ha ormai la cima disseccata. Il problema che si pone oggi all’attenzione degli esperti in arboricoltura e dendrologia è di salvare in tempo questo patrimonio di grandiose meraviglie vegetali: sono in grado di vivere migliaia di anni in natura, ma fuori dal loro ambiente, in cattività, a “soli” 150 anni di vita le sequoie italiane si stanno rivelando colossi dai piedi di argilla che soccombono a fulmini, neve e vento.

Sequoia National Park, meta del naturalista
Il Sequoia & Kings Canyon National Parks è la fusione, avvenuta nel 1940, di due parchi distinti, creati nel 1890 per la conservazione delle sequoie e dell’ambiente naturale in cui crescono spontanee. Esteso per oltre 2 milioni di ettari, è aperto tutto l’anno, come le strade di accesso, ad esclusione di due (Mineral King nel settore sud del Sequoia National Park e Cedar Grove nel King Canyon) che restano chiuse per neve durante l’inverno. Privo di accessi ad est, è raggiungibile da ovest con l’autostrada 198 da Visalia e con l’autostrada 180 da Fresno, collegate d’estate tramite la Generals Highway che consente anche ai frettolosi di ammirare le sequoie “General Sherman” e “General Grant”. È un parco organizzatissimo dal punto di vista della ricettività, dei campeggi, della ristorazione e delle possibilità che offre ai visitatori di partecipare ad escursioni naturalistiche, attività di ricerca, visite guidate, seminari didattici e sport. Nel 1999 è stato frequentato da 1.475.000 persone, con la massima frequenza in agosto. Percorribile in auto previo un pedaggio di 10 dollari, contiene al suo interno un reticolo di ben 225 km di strade e quasi 1.300 km di sentieri. Presso la sequoia “General Grant” tutti gli anni, la seconda domenica di dicembre, si svolge la Christmas Tree Cerimony, suggestivo appuntamento con l’albero di Natale più alto e antico del mondo.

Per maggiori informazioni: Sequoia & Kings Canyon National Parks, Visitors Information, 47050 General Highway – Three Rivers, CA 93271-9651 (USA). Telefono dall’Italia per informazioni registrate 001-559-565-3341 (aggiungere 1 finale per informazioni generali; 2 per notizie sulla recettività; 3  per le attività naturalistiche; 4 per le condizioni del tempo e delle strade).

53 pensieri riguardo “Sequoie, fusti d’epoca

  1. Per quanto riguarda le Sequoie negli Appennini vorrei segnalare tre splendidi esemplari di Sequoiadendron giganteum nel parco delle terme di Salice Terme in Oltrepò Pavese e due splendidi esemplari di Sequoia sempervirens in una villa privata sul Monte Spineto a 450 metri di quota nel comune di Serravalle Scrivia (AL), rigogliosi nonostante le temperature qui d’inverno siano molto rigide e la neve sia assai frequente, a dimostrazione della grande adattabilità di questa specie che infatti è possibile osservare con esemplari maestosi nel Benmore Botanic Garden in Scozia ove il clima è estremamente freddo.
    Inoltre ho notizia di un esemplare di Metasequoia glyptostroboides (la Sequoia del continente Euro-Asiatico) perfettamente acclimatata a San Sebastiano Curone (AL).

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  2. Proprio questa mattina , 23/9/2009, l’esperto botanico per antonomasia della provincia del Verbano Cusio Ossola, Dante Invernizzi ha investigato un esemplare di sequoiadendron giganteum nel giardino di villa Wuhrer nel comune di Bée (VB), si tratta di un esemplare di circa 150 anni, completo, con chioma fino a terra, sano e rigoglioso il più bello della nostra provincia. Sicuramente proveniente dal vivaio dei fratelli Rovelli, operanti nella zona dalla metà dell”800 e già giardinieri delle isole Borromee.
    Nello stesso parco sono esemplari coevi un Platano ed un Calocedrus decurrens.
    cordialità
    Veleda Bignami

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  3. Interessante articolo. Semplice ma puntuale per chi come me non è addetto ai lavori.
    Essendo un appasionato di storia locale segnalo l’esistenza a villa Piazzo (il balcone… del balcone del Biellese, cosi Pettinengo è sopranominato) di 3 sequoie (molto probabilmente “sempervirens” essendo il parco coetaneo alla originaria villa ” Serratrice ” databile 1825-40), di cui la piu maestosa ha una circonferenza basale (ad 1 m di altezza dal terreno) di 8,2m.
    Cordialmente Mario Menegon

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  4. Sono un Agrotecnico, vorrei segnalare la presenza di una Sequoia, probabilmente “sempervirens”, nel comune di Sant’Angelo a Cupolo (BN), si tratta di un esemplare di circa 70 anni ha un’altezza probabile di circa 20-25 metri è situata a margine di una piazza con una situazione di costrizione alquanto obbligata. Inoltre sulla chioma della pianta si nota la presenza di molte parti secche, anche qualche ramo a mezza altezza presenta secchezza.
    Vorrei sapere, inoltre, se esiste un inventario di questa specie e a chi rivolgermi per un eventuale intervento atto a tutelare e salvaguardare questo esemplare. Grazie

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  5. vorrei segnalare una fila di circa 30 sequoie piantate circa 7o anni or sono lungo il fiume tenna in prossimità di belmonte piceno, in provincia di fermo.
    assicuro che si tratta di un episodio naturalistico sorprendente. gli esemplari sono in ottima salute.

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  6. Salve a tutti,

    leggo solo ora questo post e mi sento di rispondere. Vivo a Verona e da alcuni anni sto costruendo sulla mia proprietà un giardino botanico che al momento conta oltre mille essenze tra cui sei sequoie, di cui tre Sequiadendron Giganteum e tre Sequoia Sempervirens.
    Alcune volte sembra che le Sequoie da noi soffreno e le ragioni possono essere molteplici; Poca acqua. Le Sequoie amano i terreni umidi ben drenati e abbondanti precipitazioni/irrigazioni, soprattutto durante l’estate. Come amano la nebbia soprattutto la S. Sempervirens che è in grado si estrarre notevoli quantitativi di acqua dall’aria. Altro motivo di sofferenza di questi giganti è dato da danni alle radici (unico vero punto debole delle Sequoie) – Un sistema radicale danneggiato pregiudica il rigenerarsi della pianta; infatti sono piante che oltre una certa dimensione non amano il trapianto, ne essere mantenute in vaso. Ciò è dovuto ad una particolare struttura radicale costituita da micro-barbigli presenti sulle radici principali che in caso di prolungata secchezza del terreno muoiono e non stentano a rigenerarsi. C’è da fare una precisazione tra S.Giganteum e S. Sempervirens. Il primo è “più” tollerante alla siccità e può essere “spuntato”, anche se personalmente ritengo sia un omidicio spuntare una Sequoia…a quel punto perchè piantarla?! Non potendo farne a meno, comunque la pianta assumerà una forma rotondeggiante con il tempo tendendo a non svilupparsi più di tanto in altezza; insomma è rovinata ma può vivere. Chioso.
    Nel caso della S. Sempervirens invece, spuntando la pianta, si andrà a stuzzicare la sua capacità rigenerante, dando vita inconsapevolmente e due fenomeni: Un bosco di Sequoie che spunterà dalle radici intorno alla pianta principale ed alla più pericolosa moltiplicazione della punta sul tronco tagliato. La S. Sempervirens è in grado di generare infiniti cloni di se stessa, sia a terra sia in aria dove è stato mozzato il tronco. Ne risulterà una pianta con un tronco affusolato che sale fino al taglio da dove partiranno altri tronchi che nel tempo diventeranno piante che letteralmente crescono sul tronco principale; appesantendo di decine di tonnellate tutta la pianta con il conseguente rischio di renderla un pericolo. Anche se a dire il vero, questi giganti sono più a rischio fulmini che cappottamento; grazie appunto all’estensione del sistema radicale ed alla tipica forma a cono dei loro tronchi. Se è piuttosto facile tagliare le piccole piante che nascono dalle radici evitando che la ns. proprietà sia coperta dalle Sequoie, non è altrettanto facile ed economico, scalare 30/40 metri di pianta e mantenerla contenuta.
    Ci tengo a fare solo una precisazione: Entrambe le specie di Sequoia non sono adatte ai piccoli spazi urbani poichè in soli 30/40 anni, se innaffiate, concimate e curate a dovere, raggiungono senza problemi i 40/50 metri di altezza. La S. Sempervirens, se curata cresce anche di 2 metri per stagione. Una delle mie Sempervirens ad esempio, piantata nella privamavera del 2007 con un’altezza di circa 60 cm ad oggi è alta 407 centimetri. Un altra sempervirens nel 2008 è stata accidentalmente danneggiata durante alcuni lavori di manutenzione del giardino, causandone un involontario spuntamento di circa 20/30 centimetri di altezza: risultato, 15 nuove piante sono nate da allora ad oggi alla base del tronco principale danneggiato e due nuovi tronchi sono spuntanti dalla punta tagliata.
    Comunque in base ai miei studi ed alla mia esperienza con queste meravigliose piante, il segreto è:

    – Acqua abbondante ma mai stagnante. Da Maggio ad Agosto vanno irrigate ogni giorno eccezion fatta quando piove. Un trucco per mantenere l’habitat circastante umido è circondarle con cespugli che facciano ombra alla base della pianta.
    – Concime nella quantità adeguata in base alle dimensioni della pianta ( 10 metri di altezza = 10 metri circa di diametro radicale; 40 metri di altezza = circa 40 metri di diametro radicale)
    – Evitare potature inutili e della punta soprattutto ad ogni età della pianta e pianificare la messa a dimora in base alle dimensioni future.
    – Piantare in terreni poco profondi, drenati ma ricchi; meglio leggermente acido che alcalino; comunque crescono quasi ovunque; meglio non piantumare a meno di 20/30 metri da immobili, nel corso del tempo le radici potrebbero danneggiarli, perchè le Sequoie hanno radici superficiali ma molto, molto estese, inoltre, le Sequoie ogni anno rinnovano circa 2/3 dei loro aghi… lascio immaginare una pianta alta 40 metri che perde tonnellate di aghi che ricadono sul tetto, sui marcipiedi ecc, ecc.
    – Non coprire d’Inverno. Entrambe le specie sopportano tranquillamente 10/15 sotto zero; probabilmente in età adulta anche più. Se nevica meglio ancora… adorano la neve.

    Crescere la pianta da seme è molto bello, ma vi dovete dotare di grande pazienza perchè i primi dieci anni di vita sono molto lenti… io ho un S. Giganteum seminato nella prima metà del 2000; oggi è alto meno di due metri. Meglio comprare una pianta già sviluppata fino a 2 metri di altezza a mio avviso. Non di più.
    La S. Sempervirens poi si può riprodurre facilissimamente con le talee semilegnose. Tagliate una puntina alta 10 cm da un nuovo getto del tronco o dei rami, piantatela in un vaso con il terriccio sempre umido e tenetelo in ombra. Reagiscono con la stessa prontezza delle talee di Ortensia. Incredibile. Quando vedete un nuovo germoglio sul vs. rametto, usate acqua più parsimoniosamente e trattatela come una normale conifera che ama bere.

    Detto questo, potete comprare tutte le Sequoie che volete, in tutta sicurezza presso uno dei più grandi vivai d’Europa che si trova in Olanda e spedisce ovunque: http://www.esveld.nl

    Buona crescita ai vostri giganti.
    Ciao,
    Gianluca

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  7. Questa domenica ho partecipato ad un incontro con la signora Margherita Hack nella Villa PIsani Scalabrin di Vescovana, ricca di uno splendido giardino inglese voluto dalla moglie di uno dei proprietari. Alll’ingresso della villa due sequoie che immagino abbiano almeno centocinquant’anni, al proposito mi piacerebbe sapere la loro data esatta. Hanno entrambe le cime mozze ma comunque una bella chioma.

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    1. @Pietro
      Ho chiesto alla attuale proprietaria, Mariella Bolognesi Scalabrin, di dire due parole in merito, ed ecco che cosa ha risposto. Spero che sia un ulteriore stimolo a visitare questo giardino, anche in memoria di una donna dell’ìOttocento davvero speciale, di cui ho parlato in un vecchio post.
      ” Il gentile visitatore ha ragione, evidentemente è un esperto conoscitore di alberi. Le due sequoie hanno da 160 a 150 anni, perchè furono collocate all’ingresso del Parco di Villa Pisani a Vescovana dalla Contessa Evelina Van Millingen Pisani, moglie di Almorò Pisani. Ultima proprietaria di Villa Pisani, ora passata alla famiglia Bolognesi Scalabrin. Evelina sposò il Pisani giovanissina, nel 1852, e dette subito inizio alla creazione del Parco di Villa Pisani. Le cime sono mozzate a seguito di una tempesta che ne ha prodotto la caduta. Sono comunque dua splendide sculture arboree e sono da noi molto curate. Grazie dell’interessamento del suo e mio ospite/visitatore. Per maggiori notizie si rimanda alla visita del nostro sito http://www.villapisani.it.

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  8. Ciao tutti,

    vorrei segnalare una decina di grandi sequoie nei dintorni di Firenze, attorno alla Villa Le Lame a Pomino (tenuta Frescobaldi), Una di esse è stata tagliata in due da un fulmine, ma pare ancora vitale. Alla base, molte piccole piantine in ricrescita, ma che paiono seccarsi raggiunto il mezzo metro circa di altezza
    ciao

    a

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    1. @Alberto molte grazie di questa informazione. Le segnalazioni che nel tempo stanno arrivando a questa pagina del mio blog insegnano un uso condiviso e collaborativo della rete per costruire informazione. Non credo ci siano fonti oltre a questa per sapere dove, in Italia, vivono sequoie. Invito allora chiunque altro sia in possesso di notizie in merito a segnalarle: prima o poi aggiorneremo la mappa di distribuzione di questa conifera nel nostro Paese.

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  9. Ciao, io volevo segnalare una sequoia a casa mia 🙂 A san colombano al lambro, ed è alta circa 9/ 10 metri. Comunque credo ancora per poco perchè ho intenzione di venderla, è in uno spazio troppo piccolo per poterla tenere.

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  10. Salve a tutti, sono uno studente di scienze forestali ed ambientali dell’università di Basilicata, so che nella mia Regione sono stati segnalati fin’ora 3 esemplari di Sequoiadendron giganteum nel paese di Ripacandida, 1 altro esemplare di Sequoiadendron a Melfi e un altro a Campomaggiore vecchio.
    Infine a Lagonegro nel giardino del palazzo Corrado è presente l’unico esemplare fin’ora segnalato in Basilicata di Sequoia sempervirens che mi sono impegnato personalmente a segnalare in Regione. Spero queste informazioni siano utili a voi per aggiornare la mappa di distribuzione di questa conifera nel nostro Paese.

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    1. @alex se ci racconta di preciso dove si trovano, avremo modo di aggiungere questa segnalazione alle altre, nel tentativo, del tutto spontaneo ma davvero ben riuscito e democratico, di costruire una mappa della distribuzione delle sequoie in Italia. Molte grazie.

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  11. Ciao, vorrei sapere se e quale sequoia si puo moltiplicare per talea e se è vero che è l’unica conifera che si può moltiplicare per talea. Io ne ho una in giardino di 5 metri.
    rosario

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  12. Credo che ce ne siano altre a Villa Lazzaroni, sulla Via Appia e poi tre in quella via che da piazza Euclide va verso i Parioli. Stanno sulla strada dietro a un muretto a un metro e mezzo dalle mura del condominio (sic!). Però potrebbero averle tagliate, ovvero graziate. Ce ne sono tantissime altre, se ce n’è bisogno mi spremo il cervello. Le più belle d’Italia, le più grandi e antiche sono a Dunnarobba in Umbria.

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  13. Comunque c’è un vivaio, nonchè orto botanico, in Toscana: “Villa Bibiani” o Bibbiani,. E’ il giardino di una Villa Madicea vicino a Firenze. Il vivaista è il prof. Pierlorenzo Marchiafava, un medico molto simpatico con la passione per le conifere e ne ha una collezione notevole da tutto il mondo. Lo trovate in internet sotto villa Bibiani. E’ un’esperienza notevole.

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    1. @Homo Radix
      Buongiorno, spero che l’elenco che si è venuto a formare nel tempo in questa pagina del mio blog le possa tornare utile. Mi ripromettevo da tempo di aggiungere una località all’elenco di luoghi italiani che ospitano sequoie, e questa può essere l’occasione per farlo. C’è una sequoia nella Villa (in realtà il termine sta per parco) Carlo Ruggiero di Cittanova, provincia di Reggio Calabria. Se avrò altre indicazioni sarò lieta di fornirle.

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      1. Molto preziosa. Devo ammetetre che il panorama si sta ampliando, e di molto rispetto a quello che mi aspettavo. Non credevo di trovarne al di sotto della linea Toscana – Emilia – Marche. Invece ce ne sono. L’età è un’altra questione molto delicata. Le più anziane mi risultano quelle di Reggello, seguite dalla sempervirens dell’Orto botanico di Genova datata 1837, quindi le piemontesi. Ma mi incuriosiscono molto queste segnalate nel padovano… GRAZIE

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  14. A Reggello nel Parco del Castello di Sammezzana (Castello in stile moresco) esiste una bella serie di sequoie.Vale la pena di visitarlo sono uno spettacolo molto interessante. Si arriva molto facilmente con un grande sentiero in mezzo al bosco.

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  15. Segnalo 2 sequoie originariamente piantate come alberi ornamentali per designare i lati di un passaggio carraio in centro ad Imola, (BO).
    siti in via villa clelia. Gli esemplari sono giovani con fusto di 170-200 cm di circonferenza con un portamento perfetto e promettente, gia alti circa 20 metri.
    Fabio.

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  16. Mi permetto di segnalare una sorprendente metasequoia all’interno del Parco di Villa Smeraldi a San Marino di Bentivoglio (BO), che ha raggiunto un’altezza davvero ragguardevole, apparentemente almeno 30 metri. La sua circonferenza alla base è di circa 5 metri, poichè a malapena tre persone riescono a circondarla.

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  17. A questo punto devo assolutamente farenun elenco aggiornato delle sequoia di roma da me censite!
    Partirei da quella sul mio balcone 🙂
    Ma poco fuori casa ce ne sono quattro al gianicolo, due sui terrapieni di villa Aurelia andando verso Garibaldi venendo dal fontanone, una sul muro opposto, purtroppo con la cima mozzata. Poi proseguendo se ne può vedere una notevole di fronte al bambin gesù all’interno di una proprietà militare. Scendendo una è all’interno del giardino botanico e lì vicino una che si vede anche dal lungotevere nel giardino dell’accademia dei lincei. Non dimentichiamoci degli splendidi esemplari sul pincio, proprio affacciati sul muro torto. E infine una delle più ignorate: a villa Pamphili proprio ai piedi della villa principale. Segnalo per concludere un filare di circa dieci piante piuttosto giovani che crescono all’interno di una proprietá privata lungo via Cilicia, le si trova sulla destra in direzione via Marco Polo.
    Quando ne trovo altre vi aggiornerò.
    P.S. Come avrete capito sono un appassionato di sequoia…
    Giacomo

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  18. Un elenco delle sequoie del nord ovest (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta): qui:
    http://homoradixnew.wordpress.com/2012/07/05/unestate-da-cercatori-di-alberi-sequoie-del-nord-ovest/

    A Bologna ce ne sono diverse, una molto bella (sempervirens) nel piccolo Parco , mentre tredici splendidi esemplari si trovano nel parco di Palazzo Ducale a Frignano nel Pavullo, colline modenesi, una delle più interessanti concentrazioni dopo il Parco Burcina di Pollone e Villa Sammezzano a Reggello

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  19. Sono arrivato a questo sito cercando conforto alla mia pena, A San Vito Romano, nel giardino al centro del paese, nella villa edificata nella seconda metà dell’ ‘800, che fu dell’ing. Desiderio Baccelli,( fratello del più noto Guido già ministro dell’agricoltura e più volte ministro della pubblica istruzione, che istituì la quasi dimenticata festa dell’albero), esistono(?) una quindicina di sequoie sempervirens una decina delle quali prospetta sulla strada. Queste ultime hanno subito in questi giorni una radicale “potatura” con la rimozione totale dei rami e dell’apice, riducendone l’altezza a non più di quindici metri.L’operatore, confortato dalla relazione di un agronomo, sostiene che questo” trattamento” non pregiudicherà la vita di questi già splendidi alberi. Mi auguro che qualcuno possa darmi assicurazioni in questo senso!
    Nel territorio di San Vito esistono altri esemplari di sequoie: tre coeve delle precedenti in ottima salute si trovano nel parco dell’hotel La Sorgente. Qualche altra, più giovane in altri punti del territorio.

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  20. chi fa una potatura del genere sarebbe da denunciare!!!
    Intanto sono riuscito a piantare la S. sempervirens che stava sul mio balcone nel giardino condominiale… con l’inverno che tardava è riuscita a crescere altri 10 cm e ora è arrivata a quasi 1,50… Non male, considerando che lo scorso anno era alta 30 cm!
    Segnalo un esemplare clamoroso nel parco della scuola tedesca di via Aurelia Antica: tre tronchi dalla stessa base cresciuti simultaneamente fino a circa 25 m di altezza e con una chioma mai vista tanto rigogliosa: credo sia la sequoia piu bella vista da me in italia! Vorrei poi invitare tutti a farsi un giro nel parco asburgico di Levico Terme vicino a Trento dove ci sono sequoie, abeti di douglas e ogni altra goduria per gli amanti dei grandi alberi!
    Giacomo

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  21. Esattamente, a Roma, la scuola ha due ingressi, la pianta si vede dalla strada, praticamente il muro di cinta è il proseguimento di quello di villa Pamphili, subito dopo via della Nocetta. Accanto alla sequoia c’è anche uno splendido cedro da incenso, volevo sapere chi e quando aveva piantato le due meraviglie, ma i giardinieri non lo sapevano. La cosa notevole della S. sempervirens è che non ha mai subito alcuna potatura e quindi ha una forma perfettamente conica con rami fin quasi a terra, spettacolare!

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  22. La Sequoia di Monte San Pietro (BO) in Via san Chierlo ha in questo momento molti piccoli rami secchi. Lei sicuramente sa gentilmente dirmi se è segnale di una malattia e , nel caso, se si può intervenire con trattamenti.

    Ringrazio e saluto cordialmente

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  23. Oggi sono stato a villa pamphili e ci sono ancora due belle sequoie che avranno circa 150 anni sul prato antistante la villa a sinistra del sentiero che parte dalla cappella e conduce all’angolo del muro che contiene il giardino all’italiana sopraelevato. Stanno bene.

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  24. Da aggiungere all’elenco, da un articolo pubblicato su La Stampa di Tiziano Fratus (http://www.lastampa.it/2014/02/26/blogs/il-cercatore-di-alberi/il-viale-del-tramonto-selle-sequoie-secolari-3Vn64gKDt9jPuzgayfykdK/pagina.html) …

    il “fabuloso castello di Sanmezzano” (o Sammezzano), sulla cima del monte di frazione Leccio a Reggello, una trentina di km a sud-est di Firenze. Qui nel 1850 i fratelli Panciatichi restauravano l’antica dimora inserendo un portone a botte nella parte inferiore e decori neogotici fra i più pregevoli, disegnavano il parco circostante ricavandolo all’interno e ai margini d’una lecceta, piantando conifere esotiche, quali sequoie, cedri, calocedri e abeti canadesi. Qui, a distanza d’un secolo e mezzo, c’è il più bel viale alberato da decine di sequoie secolari, qui c’è la concentrazione di oltre cento esemplari di sequoia di varia età, qui c’è una delle maggiori sequoie d’Italia, la Sequoia Gemella ( Sequoia sempervirens) con fusto che misura 842 cm (a pdu) e si divarica in due alberi distinti a “V”.

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  25. Nel mio giardino – comune di Poppi prov. di Arezzo – ci sono 3 altissime sequoie di cui una, colpita da un fulmine, fu salvata in modo rocambolesco da un giovane della Forestale ed ora gode di ottima salute, mentre un’altra si è ammalata recentemente, pare di mal dell’inchiostro a detta di un comandante della Forestale di zona, ed è a rischio crollo. Sono molto preoccupata: qualcuno sa dirmi se esiste una cura o che cosa è possibile fare? Ringrazio chiunque possa dirmi qualcosa o indirizzarmi a qualche sito, anche in inglese.

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  26. Grazie per il post e a tutti quelli che contribuiscono con segnalazioni.
    Lulù, scrivo delle informazioni su come trovare quelle che ho visto di persona a Roma:

    – Villa Pamphili – sull’ampio prato del Giardino del Teatro, nei pressi della Cappella dei Pamphili arrivando da Viale del Maglio c’è una Sequoia Sempervirens alta sui 15 metri molto bella con molti polloni alla base. A 50 metri, andando in direzione Via Leone XIII, c’è una Sequoiadendron Giganteum col tronco tozzo ma piuttosto bassa, sembra sofferente sia per il portamento che per i molti rami secchi, a vederla non sono molto ottimista, l’ho visitata pochi giorni fa (gennaio 2018). Dall’altro lato del parco, aldilà di via Leone XIII tra l’area giochi per bambini e la piccola valle con gelsi secolari e due cedrus pendula c’è un vialetto molto curato che sale verso l’area giochi. Li c’è una giovanissima ma rigogliosa Sequoia Sempervirens, alta circa 3 metri.

    – Parco di Santa maria della Pietà – ex manicomio, ora sede di strutture del Sistema Sanitario Nazionale, merita di essere visitato, ci sono diverse conifere rare. Anche due Sequoiadendron Giganteum alte una dozzina di metri, guardando la facciata dell’edificio che su Google Maps ha l’etichetta Ser.T, sono a sinistra. Pochi giorni fa, ahimé, sembravano moribonde, con rami quasi tutti secchi. Credo che come quella di Villa Pamphili abbiano patito le ultime tremende stagioni estive. So che vi sono anche delle Sempervirens ma non le ho viste. Qui c’è un link interessante.
    http://www.assecoroma.it/1391/vario/il-parco-del-santa-maria-della-pieta-di-marcello-baragona/

    – Villa Ada – arrivando da via Ponte Salario entrando dal lato laghetto, si prende il viale a destra lasciandosi il laghetto a sinistra costeggiando le mura, e si va verso la zona boscosa seguendo un percorso che segue grossomodo il perimetro del parco. Dopo qualche centinaia di metri si incontrano sulla destra due Sempervirens alte quindici metri con molti polloni alla base. proseguendo ce ne sono altre anche più alte, sempre Sempervirens.

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