da Giardinaggio – maggio 2006
Storia di una vita di dedizione alle piante. Mentre l’Europa si appresta a celebrare i 300 anni dalla nascita di Linneo, con la sua biografia vogliamo porgere un omaggio riconoscente al botanico che ha aperto nuove frontiere alla conoscenza e alla classificazione del regno vegetale e di quello animale e, in ultima analisi, ha dato la possibilità anche a noi, semplici giardinieri della domenica che vogliamo chiamare le piante con il loro nome scientifico, di farci capire in tutto il mondo quando ne nominiamo una piuttosto che un’altra.
Un ragazzo fortunato
Il 23 maggio 1707 il pastore di anime del paese di Råshult, provincia di Småland nella campagna della Svezia meridionale, ebbe un figlio e lo chiamò Carl. Nelle aspettative, secondo la tradizione degli uomini di chiesa dell’epoca, il ragazzino avrebbe dovuto seguire le orme del genitore, dopo aver compiuto regolari studi di teologia. Ma il piccolo Carl sembrava refrattario allo studio e trascorreva il suo tempo all’aperto, attratto dalla natura e dalla vita selvaggia. Quando in famiglia si rassegnarono e decisero che conveniva avviarlo all’apprendistato presso un artigiano perché imparasse un mestiere, per Carl avvenne il primo di una serie di incontri fortunati nella direzione che gli era più congeniale. Il medico del paese si offrì di ospitarlo a casa sua per convincerlo a intraprendere studi di medicina e riuscì nell’intento. Infatti ventenne, nel 1727, Carl Linné si iscrisse all’Università di Lund, dove ben presto fece il suo secondo incontro fortunato: trovò l’aiuto, economico e scientifico, di tale Stoboeus, un medico appassionato di botanica che gli consentì di terminare con successo l’anno accademico. L’anno successivo, quando il giovane squattrinato si trasferì all’università di Uppsala, il terzo incontro, quello risolutivo: mentre studiava le piante nel giardino dell’Università fece la conoscenza del dottor Olaf Celsius, religioso e botanico che, intuito il talento, lo accolse nella sua casa e gli mise a disposizione una vasta biblioteca specialistica. Piuttosto che l’anatomia e la fisiologia, che avrebbero dovuto diventare le basi della professione medica, Linné ebbe così modo di mettere a frutto l’attitudine per la botanica, una materia di secondo piano nel suo corso di studi. Diventò tanto competente e bravo nello spiegare ai compagni ciò che sapeva, che i professori gli offrirono di diventare assistente di Botanica anche se non ancora laureato e l’Accademia delle Scienze gli affidò l’incarico di studiare la flora di regioni allora pressoché sconosciute della Svezia: nel 1732 della Lapponia e due anni dopo del Dalarna.Una giovinezza piena di interessi
Nei diari quotidiani di quelle spedizioni Linné segnò con grande precisione i dati scientifici che lo portarono a scoprire centinaia di nuove specie e le osservazioni naturalistiche e paesaggistiche piene di entusiasmo che intuiva necessarie per maturare una visione d’insieme della natura e del perché delle sue diversificazioni: “Ho trovato un uccello strano, una specie unica perché il Creatore l’ha dotato di un becco piegato all’indietro, con il quale cerca cibo nel fango come se fosse un aratro”. E scene di questo genere: “La chiesa di Ravlunda è posta alla sommità, circondata da campi meravigliosi che scendono in tutte le direzioni e sul limitare sono bordati da bellissimi boschi”.
Nei diari si leggono anche annotazioni sul curioso bagaglio di un botanico settecentesco: “Sono vestito con un abito leggero di stoffa grezza, senza pieghe e foderato di panno, con piccoli polsini e un colletto felpato. Poi calzoni di cuoio, parrucca rotonda, berretto di cuoio verde, stivaletti. In borsa una camicia, due paia di finti polsini, due mezze camicie, calamaio, portapenne, microscopio e cannocchiale, un berretto di garza per difendermi dalle zanzare, un pettine, il diario e un pacco di fogli rilegati dove metto a seccare le piante.” Pur non nominati, di certo non mancavano un fucile da caccia con il quale difendersi e il vascolo, una sorta di borsetta rigida da portare a tracolla nella quale i botanici del passato stipavano le piante raccolte per la determinazione.
Il valore scientifico delle due spedizioni botaniche e delle pubblicazioni che seguirono fu tale, che Carl Linnè divenne famoso nell’ambiente scientifico svedese. Innamorato di una ragazza benestante, corrisposto, si vide concedere la mano dal padre solo a patto che prendesse la laurea e si avviasse alla carriera di medico. Fu il quarto incontro fortunato; l’uomo affidò a Linné un gruzzolo che doveva consentirgli di terminare gli studi, ma il botanico ventisettenne prese il denaro e altre direzioni.
Dopo un soggiorno ad Amburgo, effettivamente si laureò in Medicina a Harderwijk, in Olanda, dove per due anni divenne conservatore dell’orto botanico di Hatrecamp. Mentre venivano dati alle stampe studi passati alla storia della disciplina (“Systema Naturae”, “Fundamenta Botanica” e “Flora Lapponica”), Linné viaggiò da naturalista avventuroso in Danimarca, Germania, Inghilterra e Francia. Le esperienze maturate in quegli anni gli servirono per mettere a fuoco un metodo di classificazione del regno vegetale basato sull’osservazione dell’apparato sessuale delle piante, cioè i fiori, e a intraprendere un lungo lavoro di revisione di conoscenze, credenze, consuetudini e luoghi comuni della botanica classica, così come erano stati tramandati per secoli. Era pronto a tornare in patria, a esercitare la professione di medico e a sposare la ragazza che lo aveva atteso.Un uomo moderno
Vita privata e attività professionale si rivelarono molto distanti dalle aspettative: scoprì presto che la moglie, conosciuta come una giovane dolce di carattere, in realtà era da trattare, “con rispetto e con terrore”. In quanto al lavoro, la nostalgia per le piante era forte e confessò di essere “più felice a maneggiare piante che pazienti”. Non esultò quando, trentaquattrenne, nel 1741 venne nominato professore di Anatomia all’Università di Uppsala. Accettò solo pensando che in prospettiva avrebbe potuto accedere alla cattedra di Botanica, come in effetti avvenne di lì a poco.
Da quel momento Carl Linné dedicò interamente la vita allo studio delle piante, a spedizioni scientifiche, alla pubblicazione dei suoi lavori e soprattutto all’insegnamento universitario della botanica. A suo modo, fu un trascinatore di folle, per quanto una disciplina scientifica, allora come ora, non abbia mai l’impatto popolare di un concerto rock. Ma il numero di iscritti al corso universitario triplicarono e furono istituite lezioni nei fine settimana, a beneficio di chi giungeva da tutta Europa solo per ascoltarlo. Di certo, fu un uomo molto “moderno” ma, a differenza di oggi, per nulla cattedratico nonostante la levatura scientifica e le frequentazioni colte. Con i suoi studenti ebbe un rapporto di familiarità, condivise disagi e gioie delle frequenti spedizioni in natura e festeggiò con canti e danze i momenti esaltanti delle scoperte botaniche. Non smise di considerare i giovani, insieme alle piante, la componente più importante della propria felicità, neppure quando, nel 1753, uscì con grande clamore internazionale l’opera “Species Plantarum” che decretava l’avvento della nomenclatura binomiale, la base della classificazione dei viventi ancora in uso. Tre anni dopo, per i meriti acquisiti fu insignito del titolo nobiliare e il suo nome divenne Carl von Linné, Linneo nell’italianizzazione di quello latino Linnaeus, con cui firmò le sue opere.
Linneo riposa in pace nella cattedrale di Uppsala dal 10 gennaio 1778, senza essere riuscito a veder pubblicata la decima edizione di “Systema naturae” con la nomenclatura binomiale applicata anche al regno animale, uscita postuma nello stesso anno. Il ragazzo svedese di campagna che non voleva studiare ma che rivelò speciali doti di naturalista e di divulgatore ha trovato l’immortalità e il riconoscimento universale in una piccola sigla che segue un numero enorme di specie vegetali e animali. Solo una “L” puntata ma, mentre l’Europa si appresta a ricordarlo a 300 anni dalla nascita, se la trovate scritta di seguito alle vostre piante preferite, ricordatevi di lui.
Approfondimento
Che cos’è il sistema di nomenclatura binomiale
Come ognuno di noi ha un nome e un cognome che serve a identificarlo, così Linneo ha pensato che si potesse definire ogni tipo di pianta con due nomi. Se il nostro cognome dice a quale gruppo apparteniamo, nella classificazione del regno vegetale il primo nome scientifico delle piante (per esempio Papaver, Viola, Rosa ecc) dichiara la sua appartenenza a un genere, che riunisce le piante con organi sessuali dalle caratteristiche simili, ricondubili cioè a un gruppo che nel tempo si è evoluto nella stessa direzione. E, come il nostro nome che segue il cognome definisce proprio noi e solo noi (salvo omonimie casuali), così per le piante il termine che segue il genere, sempre un aggettivo (per esempio P. somniferum, V. odorata, R. glauca) individua la specie: tutti gli esemplari vegetali con un certo numero di stami, i petali con determinate proporzioni, il calice con una certa forma appartengono a quella specie, ben distinguibile da tutte le altre. In realtà per definire una specie si usano anche altri parametri anatomici, ma in ogni caso è la struttura del fiore a fare da discriminante. Lo stesso botanico ha poi esteso questo tipo di classificazione anche al regno animale.
Linneo assegnò nomi in latino perché ai suoi tempi era la lingua scientifica internazionale e alcuni di essi erano già in uso, sebbene inseriti in contorte descrizioni che erano l’unico mezzo a disposizione dei botanici per intendersi. Pur traendo quanto poteva da termini esistenti, il botanico svedese dimostrò la creatività di cui era dotato anche nell’assegnare a migliaia di piante e ad altrettanti animali un nome scientifico, che è rimasto invariato e seguito dalla sigla L., salvo che dopo di lui non sia intervenuta una nuova classificazione più dettagliata, come è successo per esempio per il genere Chrysanthemum.Info
Un convegno e un libro
Per non sovrapporre gli eventi, con un anno di anticipo sulle celebrazioni previste in Svezia e in Inghilterra per il trecentesimo anniversario della nascita di Carl von Linné, l’Italia si appresta a festeggiare il grande botanico svedese e per farlo ha scelto la residenza nell’isola di Capri che fu di un suo illustre conterraneo, Axel Munthe, e che ora è sede della omonima fondazione culturale.
Si svolgerà il 24 giugno a Villa San Michele a Capri il convegno “La figura di Linneo e la sua eredità. A 300 anni dalla nascita” al quale parteciperanno botanici delle università italiane, svedesi e tedesche, con un contributo della Linnean Society di Londra. Poiché la partecipazione è solo su invito a causa del numero ridotto di posti, chi desidera seguire la giornata di lavori deve prenotarsi per tempo al n. 031-756211. Il convegno è organizzato da Grandi Giardini Italiani, l’impresa culturale che promuove la conoscenza e la visita di 64 tra i più importanti giardini italiani in 13 regioni e di uno a Malta con il contributo di Bayer, noto marchio di prodotti di qualità per la cura del giardino. In concomitanza con il convegno, Grandi Giardini Italiani pubblicherà anche un libro a carattere divulgativo per far conoscere la figura, l’opera e l’eredità scientifica di Linneo.BOTANICA
Il suo nome in un piccolo fiore
Linnaea borealis è una minuscola pianta della famiglia delle caprifogliacee che fiorisce in bianco rosato in piena estate. Appartiene alla flora delle montagne del Nord Europa, ma è presente (e molto rara) anche tra 1200 e 2100 m di quota sulle Alpi, dal Trentino alla valle d’Aosta. Si ipotizza che sia migrata verso sud per sfuggire alle glaciazioni e che poi, ritirandosi al cambio di clima, si sia conservata come relitto glaciale a migliaia di chilometri dal suo ambiente. Linneo la conosceva come componente della flora svedese, tant’è vero che in un ritratto è immortalato con questa piantina in mano. A darle il nome del grande botanico fu il collega olandese Gronovius nel 1737 ma, come ha scritto il nostro maggiore botanico contemporaneo, Sandro Pignatti: “agli effetti della nomenclatura botanica la prima citazione valida è quella dello stesso Linneo nel 1753”.
E così Linnaea borealis porta di seguito al suo nome la sigla L., come se fosse stato lo studioso a dedicarla a se stesso per vanità. In realtà Carl von Linné nel scriverne volle sminuire l’importanza della pianta proprio per non lasciare dubbi in merito: “Strisciante, vile, trascurata, essa ben si adatta a colui di cui porta il nome”.