La Villa Reale di Marlia e la continuità dei giardini

Ci sono tanti giardini storici italiani sconosciuti, eppure importanti e non remoti, anzi a portata di sguardo: basta sapere che esistono ed essere motivati a scoprirli, perché i loro cancelli si aprano ospitali. Al pari di chiese, borghi antichi, musei, questi luoghi rappresentano il patrimonio culturale della nostra nazione, con una differenza rispetto ad altre espressioni di storia e d’arte: necessitano di una cura quotidiana e puntuale, perché sono fatti di capolavori vivi e in evoluzione.
In omaggio a tutti i giardinieri che sono custodi delle sorti dei grandi giardini della penisola senza avere alcun diritto alla ribalta, proveremo a parlare del lavoro di quattro di loro raccontando il giardino della Villa Reale di Marlia, in Lucchesia, quest’anno proposto all’attenzione del largo pubblico dalla giuria del premio Briggs & Stratton “Il parco più bello d’Italia”, che lo ha segnalato nella terna di vincitori insieme al giardino di Ninfa, in Lazio, e alla Mortella, sull’isola di Ischia, al quale è andato il primo premio.
marlia-giardino-spagnolo-dalla-fontanamarlia-giardino-spagnoloMarlia ha l’incanto dei progetti di largo respiro che riservano una magia diversa dietro ad ogni angolo e l’intensità dei luoghi in cui, anche se non se ne sa niente di arte dei giardini, si coglie, lieve e fruibile, la stratificazione della storia e l’abilità nella conservazione da parte dei giardinieri. Sono 19 ettari di terreno a meno di 10 km a nord di Lucca sulla strada per l’Abetone, dove in epoca longobarda ebbero la casa di villeggiatura i duchi di Tuscia, sin dal Rinascimento gli arcivescovi di Lucca, nel periodo barocco ricche famiglie lucchesi, nell’Ottocento regnanti e nobili di diversa nazionalità e infine, dal secondo decennio del Novecento, i conti Pecci-Blunt, i cui eredi provvedono tuttora alla conservazione di questo bene (per la storia della proprietà, vedere il riquadro).
Per comprendere quanto siano 19 ettari di giardino e quanta perizia ci voglia per la manutenzione, bisognerebbe sorvolare la zona in aereo. Dall’alto, si potrebbero cogliere la monumentale importanza del progetto iniziale e la diversificazione del disegno complessivo, che invece si perdono in parte quando si passeggia nei viali. marlia-muri-cinquecenteschi-a-mosaicoA martlia-costruzione-del-500marlia-muri-di-tasso-e-palazzina-orologiomarlia-teatro-di-verzura-statua-terracottavolo d’uccello si potrebbe notare che la quasi totalità della porzione occidentale ha un impianto paesaggistico all’inglese (risale infatti a inizio Ottocento), con macchie boschive attorno ad un immenso prato terminante a nord con la villa, della quale funge da parterre, e a sud con un lago. L’occhio verrrebbe catturato dallo straordinario ordine geometrico che regna lungo tutta la porzione orientale: imponenti pareti squadrate di leccio e di alloro, alte 5-6 m, che creano prospettiva sulla settecentesca palazzina dell’Orologio, sfere dorate di euonimo giapponese che cadenzano la “stanza” di rigore modernista novecentesco del “giardino spagnolo”, siepine basse che disegnano una broderie su un fondo di ghiaie colorate presso la Villa del Vescovo, un maestoso teatro di verzura secentesco intagliato nel tasso, una peschiera rettangolare con il suo ninfeo barocco, cinta da una balaustrata sulla quale, anche dall’alto, risalterebbero le conche di limoni carichi di frutti gialli, come nell’antistante giardino dei limoni, dove emergono a contrappunto quattro magnolie perfettamente potate a cono.
Tutto questo, diciannove ettari di meraviglie che sopravvivono con la loro forma originaria grazie all’intervento costante dell’uomo, è attualmente affidato a soli quattro giardinieri. Uno di loro, Piero, scambia ormai questo giardino per la sua casa: ci lavora da 49 anni. Era un ragazzino strappato alle elementari quando nel 1955 iniziò come garzone per le commissioni dell’armata di 35 giardinieri che allora governavano Marlia. E quando Letizia Pecci-Blunt viene in villa d’estate gli dice ancora, come allora: “Pierino, dammi la mano che andiamo a vedere i fiori”. I fiori che riempivano il “giardino spagnolo” non ci sono più perché non ci sono più uomini sufficienti per seminare nelle serre a fine inverno 8000 piantine nei vasetti di marlia-i-giardinierivilla-reale-di-marlia-ninfeo-dal-giardino-dei-limoniterracotta e per trapiantarle a fine primavera. Come non ci sono più le lantane bianche e gialle, gli marlia-teatro-di-verzuraibiscus, gli agetaratum, i coleus che vestivano a festa altre zone del giardino per i giorni in cui la villa si riempiva di ospiti illustri (personalità della cultura, della politica e dell’arte, tra cui Paganini, che suonò nel teatro di verzura). I fiori stagionali, un migliaio di begoniette e gerani, vengono acquistati nei vivai e solo per ornare le zone prossime alla villa: le aiuole rettangolari ai lati, le urne che segnano gli angoli della terrazza affacciata sul prato e l’emiciclo del teatro d’acqua sul retro. Se ne occupano Moreno e Giancarlo, che vivono all’interno della proprietà come un tempo molti dei giardinieri ma, al contrario dei loro predecessori, non allevano più i figli al loro mestiere e così è andata persa la trasmissione dei compiti in famiglia da una generazione all’altra, che era una singolare garanzia di continuità propria di Marlia. A loro spetta anche piantare le lantane e le dalie che durante la buona stagione punteggiano di colore i margini del grande prato, dentro nicchie di bosso intagliate tra le candide statue di marmo. E se si arriva in visita nei giorni in cui la vegetazione delle dalie non ha ancora nascosto i rustici tutori di rami di alloro (vengono conservati e ripuliti quelli delle potature), i due giardinieri si sentono colti in flagrante per aver fatto qualcosa che non è all’altezza di tutto il resto e del loro compito di custodi di un tesoro.
marlia-vialetto-con-platanomarlia-viale-di-tassomarlia-scorcio-del-parco-ottocentescoSalvatore invece è responsabile del taglio dell’erba e ritorna a rotazione nella stessa zona in media ogni 15 giorni; a lui è affidato anche il buon funzionamento dell’impianto di irrigazione, che è ancora lo stesso messo in opera negli Anni Venti del Novecento durante i lavori di restauro del giardino. Nella divisione dei compiti, a Piero tocca occuparsi dei limoni. Sono 200 conche governate con estrema perizia (probabilmente le piante più sane e fruttifere tra le infinite che ornano i grandi giardini toscani), un reggimento ordinato da aprile a novembre all’aperto e una selva stipata nelle limonaie durante la cattiva stagione insieme alle buganvillee. Se gli si fa un complimento per i risultati, Piero minimizza, assicurando che basta non dar acqua in inverno e molta d’estate, ricordarsi di somministrare un po’ di sequestrene in aprile e poi un cucchiaino di Nitrophoska Gold al mese sino a settembre. E aggiunge con stretto accento toscano: “O che, nun è che mangiamo tutti du’ volte al giorno? Ai limoni basta una volta al mese, nun è difficile”.
Difficili sono operazioni, come la potatura degli alti muri di leccio e alloro, che nessun visitatore vedrà mai mentre sono in svolgimento, perché avvengono in inverno quando il giardino è chiuso al pubblico. Moreno racconta che per le quinte possenti e svettanti di leccio che formano la prospettiva sulla Palazzina dell’Orologio e attorno al teatro d’acqua bisogna prevedere ad anni alterni circa un mese di lavoro sospesi sulla piattaforma, tutti insieme, tutte le mattine. Impegnative sono le potature estive dell’alloro, che loro chiamano “orbaco”, e le continue ripassate degli arbusti topiari villa-reale-di-marlia-giardino-italiana1durante la stagione di vegetazione. Giancarlo, che è a Marlia da cinque anni e si dichiara entusiasta del lavoro, ha in carico il teatro di verzura. Durante una visita al giardino non è raro vederlo all’opera con i forbicioni per richiamare all’ordine i rametti nuovi di tasso. Senza il suo intervento a tempo debito questa possente e vetusta scultura vegetale creata quattrocento anni fa perderebbe la sua struttura architettonica monumentale. Per capire quanto lavoro nascosto ci sia per conservarla bisogna curiosare in mezzo alle fronde compatte: i rami legnosi sono fissati a ossature metalliche a mano a mano che crescono.
E poi, in base al settore di competenza e quando serve tutti insieme, ci sono le alghe da rimuovere dagli specchi d’acqua, i cigni della peschiera da alimentare, i manufatti da ripristinare, gli alberi ammalati da curare o da abbattere, le foglie secche da raccogliere, gli arbusti da concimare, i rampicanti da guidare. Commenta Moreno: “Noi dobbiamo provvedere a tutto, all’occorrenza siamo anche falegnami e muratori. Non si fa in tempo a voltarsi a guardare il risultato di un lavoro appena finito, che già c’è altro di urgente da fare. Qui se ti dimentichi di affrontare un piccolo problema, come può essere un attacco di oidio agli euonimi, ti ritrovi con un grande problema che diventa irrisolvibile, e noi non possiamo permetterci che succeda. Corriamo tanto ma, a parte lo stipendio, è il lavoro più bello del mondo”. Romano, il custode arrivato a Marlia a 14 anni e responsabile delle visite guidate, annuisce. Si capisce che questa squadra di uomini ha il giardino della Villa Reale di Marlia nel cuore, come lo hanno tutti coloro che lo hanno visitato.

(approfondimento)
Storia e evoluzione di un giardino speciale
marlia-la-villaA nord di Lucca, in direzione dell’Abetone, in pochi chilometri quadrati di territorio tra i paesi di San Pancrazio, Marlia, Segromigno in Monte e Camigliano sono almeno sei le grandi ville storiche con giardino, aperte alla visita, che mostrano i segni dello splendore passato. Tra queste, la Villa Reale di Marlia è l’esempio più articolato e grandioso, frutto d una serie complessa di interventi paesaggistici e avvicendamenti storici. In questo luogo tra il Cinquecento e il Seicento, mentre veniva ampliata e abbellita la cosiddetta Villa del Vescovo, sede estiva degli arcivescovi di Lucca, la famiglia Avvocati prima, e Buonvisi-Orsetti poi, fecero costruire o modificare la villa con i suoi giardini formali. Ma è all’inizio dell’Ottocento che la proprietà assunse le dimensioni e la struttura attuali. Nel giugno 1809 Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone e sposa del capitano Baciocchi, assunse il titolo di granduchessa di Toscana, acquistò la villa di Marlia e l’attigua Villa del Vescovo da Lelio Orsetti per 720 franchi con l’intento di farne la propria fastosa dimora di campagna e rilevò da una tale Chiara Prosperi Ghivizzani altri terreni per la costruzione ex novo di un giardino romantico. Ne prese possesso nel 1811. Nei due anni seguenti continuò ad annettere terreni e al parco nobiliare fu affiancata una tenuta agricola per l’allevavamento di bovini e ovini e per lo stallaggio di 40 cavalli. Sul lato est rimasero inalterati i giardini esistenti sin dall’epoca barocca (il teatro di verzura, il giardino dei limoni, la peschiera con il ninfeo, la ragnaia di lecci e allori), per secoli testimoni muti e monumentali dell’arte italiana post rinascimentale di fare e governare giardini.
marlia-siepi-e-statue-nel-prato-centralemarlia-forme-di-bosso-nel-parterre-della-villaLe fortune della granduchessa durarono poco e, con la caduta di Napoleone e i rapidi avvicendamenti della storia ottocentesca, la villa di Marlia passò prima ai duchi di Parma, poi ai granduchi di Toscana e infine, con l’Unità d’Italia, ai Savoia, che la cedettero al principe Carlo, fratello dell’ultimo re delle Due Sicilie, diseredato per aver contratto matrimonio con una borghese inglese. Così un luogo di fasto e di godimento nobiliare divenne rifugio per l’esilio romantico e definitivo di una coppia e del loro eccentrico figlio, soprannominato “Principe matto”. Alla sua morte, nel 1918, per pagarne i debiti la proprietà fu posta in vendita, gli arredi messi all’asta, i grandi alberi destinati a legna da ardere. Per evitare il totale smembramento della proprietà e la cancellazione della sua storia prestigiosa, Marlia fu acquistata dai conti Pecci-Blunt, che chiesero il restauro del parco e il reintegro delle piante abbattute all’architetto, urbanista e paesaggista francese Jacques Greber, poco noto in Italia, ma rinomato in Francia, Stati Uniti e Canada. Il suo segno mirabile è rimasto sul lato est di Marlia, nel tratto tra la Grotta del dio Pan e il giardino dei limoni, in uno straordinario allestimento art déco chiamato “giardino spagnolo”, che unisce la compostezza formale delle stanze topiarie all’italiana alle inflessioni arabe date dall’uso dell’acqua in rivoli e canaline. Questo è stato l’ultimo intervento strutturale. marlia-giardino-spagnolo-dettaglio-fontane-e-canaline1Da ottant’anni i proprietari mirano essenzialmente alla conservazione del complesso. La Villa Reale di Marlia continua a vivere insomma grazie al generoso senso di responsabilità della famiglia Pecci-Blunt per un bene che è patrimonio dell’Italia e alla competenza nel governo dei giardinieri. Sono ormai ridotti al minimo ma, in questi tempi di generale demotivazione al lavoro e di scarsa formazione professionale in orticoltura, miracolosamente ancora entusiasti di ciò che fanno e coscienti di collaborare al futuro di un vero gioiello.

(in pratica)
Il consiglio dei giardinieri di Marlia
FIORITURE GARANTITE
“Per avere aiuole in fiore da maggio ai geli noi facciamo così. Vanghiamo la terra dopo aver distribuito una generosa razione di concime granulare Nitrophoska Gold, lasciamo riposare qualche giorno e poi rastrelliamo e provvediamo alla piantagione dei fiori. In seguito ripetiamo la concimazione una volta al mese sino a tutto settembre. Per realizzare disegni geometrici con fiori di diversi colori, tendiamo prima degli spaghi come guida. Per i gerani in vaso basta aggiungere al momento della piantagione un cucchiaio di Osmocote: questo concime a lenta cessione sarà sufficiente per sei mesi.”

2 pensieri riguardo “La Villa Reale di Marlia e la continuità dei giardini

  1. Grazie, bellissimo post: è vero, il giardino è grandissimo eppure curato. L’ho visitato la scorsa estate con un po’ di timore, e invece… le parti in cui ci sarebbe stato bisogno di un intervento non sembravano abbandonate ma sul punto di riceverlo. Grazie per aver svelato questo dietro-le-quinte.

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