Nato nel 1947 a Budrio (BO), Carlo Pagani è titolare di Flora 2000, nota azienda che propone collezioni di vecchie varietà frutticole, rose, lillà e altri arbusti e che progetta e realizza giardini. Conduce in televisione una seguita rubrica di giardinaggio. E’ coautore del libro “Rose perdute e ritrovate” (Edagricole, 2000).
E’ andato in pensione da un anno e, afferma, finalmente può lavorare davvero a modo suo. Come se non avesse dato abbastanza al mondo dei giardini italiani degli ultimi trent’anni, saccheggiando senza riserve un’inesauribile energia interiore che è piacere ottimista di inventare il futuro e insieme urgenza ansiosa di conservare le tradizioni dell’amata campagna della bassa bolognese.
Chissà che cosa ci riserva ancora Carlo Pagani da Budrio, Carlèt per i concittadini, il paesaggista Pagani per i clienti prestigiosi cui ha disegnato il giardino (dal presidente della repubblica algerina a Marella Agnelli, dai Gancia alla Max Mara), “quello dei frutti antichi” per chi ha aderito oltre quindici anni fa con entusiasmo ad una sua intuizione poi dilagata in tutta Italia, il titolare del vivaio Flora 2000, il collezionista di rose antiche e di lillà, il giardiniere televisivo del sabato mattina su Raitre, il padre che ha coltivato nei figli Andrea e Michela la passione per il lavoro, l’amministratore pubblico, l’amico degli artisti bolognesi, il collega a cui invidiano la capacità di arrivare ovunque con simpatia e levità e mai sgomitando per presenzialismo. Pagani è insomma un vulcano gentile che se potesse farebbe piovere sulla gente petali di rose profumate per rendere soave e un po’ magica la vita agli altri come sa renderla per istinto a se stesso.
Si è meritato la pensione a 53 anni cominciando ancora ragazzo. I vecchi amici ricordano che studiava agraria la sera e di giorno coltivava campi di gladioli destinati al mercato dei fiori di Bologna. Ci andava alle quattro di mattina per essere il primo all’apertura e piazzare meglio quei fiori, che gli avrebbero consentito di mettere in atto il progetto cui aspirava. Ci è riuscito passo dopo passo, prima come vivaista di piante ornamentali, poi con il garden center a cinquanta metri dalla casa costruita con le proprie mani sulla via Zenzalino che dà accesso al centro del paese, poi affiancando paesaggisti del calibro di Pietro Porcinai nella realizzazione di giardini e infine progettandoli lui stesso con una sensibilità riconosciuta come speciale. Ha osservato, studiato, rischiato senza un minimo di esitazione per amore delle piante e ha fatto carriera senza mai perdere il filo delle proprie origini: vive ancora oggi nella sua prima casa e appena può scappa con gli affezionatissimi cani bastardini Ragù e Titina nel bosco antico che si è comperato qualche anno fa investendo tutto ciò che aveva e che, alla giunta comunale alla quale partecipava come assessore, ha chiesto di vincolare per sempre a zona verde. L’ha trasformato senza strafare in un giardino degno della sua fantasia di sperimentatore senza remore, di artista sui generis: a chi mai verrebbe in mente di pulire una radura infestata dai rovi e piazzarci in mezzo un leggio per le lezioni di canto degli uccellini, per i quali ha costruito anche un “albergo” con stanze personalizzate tra i rami dei pioppi secolari?
Uno che, quando confessa di essere stanco, è solo perché è ora di andare a dormire, è ben lontano dall’aver esaurito le energie creative. Sorridendo bonario e malizioso con quei suoi occhi azzurri, ripete la frase dello stalliere Pidio di Sant’Arcangelo, che cita spesso: piuttosto che niente è meglio piuttosto. Dove piuttosto è un modo faceto per dire che va bene anche la sua età e riduttivo per far sapere che ha lavori cominciati e idee almeno per i prossimi cinquant’anni. Adesso, per esempio, si divide tra la sistemazione a verde di una tenuta di centinaia di ettari in provincia di Siena e un minuscolo roseto antico a ridosso del castello di Govone, in Piemonte. Per non parlare di tutto il resto.
Un lavoratore e un grande artista.
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Complimenti!
Mi sento affine a lei in tutto quello che dice e fà.
Ho seguito con passione il suo “Tour” fra i giardini di inverno su Arturo TV,
Complimentoni a quel signore che sparava ai cerbiatti nella Pamplas argentina, e alla sua magnifica fiorita di Bouganville bianche.
Spero presto di avere il giardino dei miei sogni, allora verrò da lei per i lillà “Montblanc” e “Madame Lemoine”.
Cordiali saluti.
Rosa Rubini
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ho seguito a Torino la sua conferenza del 16/10/13. Conosco i suoi articoli su Gardenia ma è stata una piacevole scoperta conoscerla personalmente. Sono una sua coetanea e da anni lotto in un vecchio giardino con alberi impiantati all’inizio del secolo scorso cercando di mantenere il più possibile ciò che altri avevano progettato. Ho acquistato i suoi libri e seguirò i suoi consigli. Mi hanno rincuorato i suoi principi sul “giardino selvaggio”. In quanto al mio, di selvaggio non manca proprio nulla!
Spero che Maria Teresa organizzi presto un altro incontro con lei (come prospettato) sull’orto. Nell’attesa aspetto il libro del prossimo inverno.
Un abbraccio
Adriana
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Interessantissimo
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