Mirco Marconi

Mirco Marconi è laureato in Biologia con indirizzo ecologico e insegna all’Istituto tecnico agrario “Antonio Zanelli” di Reggio Emilia, all’avanguardia nella formazione di tecnici alimentari, ambientali, zootecnici e biologici (www.itazanelli.it). Appassionato cultore della tradizione enogastronomica emiliana, vive a Cella di Reggio Emilia ed è fiduciario di Slow Food per la sua città.

Insegna in una scuola superiore dove gli allievi presentano all’esame di maturità lavori multimediali, per esempio sulla “Strada del vino delle colline reggiane”, da loro stessi individuata dopo aver fatto esperienza in Italia e in Europa su analoghe iniziative di valorizzazione enoturistica. Una scuola di oltre 400 adolescenti che si trasformano in ortolani per esigenze di studio, ma anche per acquisire dimestichezza con il patrimonio agroalimentare del territorio in cui vivono e per promuovere la biodiversità: allestiscono mostre con le collezioni di zucche, uve e frutta coltivate nel loro istituto, producono CD rom, mandano avanti un progetto di banca del germoplasma e vanno a vendere in un grosso supermercato (a prezzi simbolici) piantine di ortaggi antichi che hanno seminato e ripichettato nei 20 ettari dell’azienda agraria della scuola.
Mirco Marconi, atletico quarantenne dallo sguardo azzurro, è tra l’ottantina di insegnanti di questa scuola statale, l’Istituto Tecnico Agro-industriale, Ambientale e Chimico-biologico “Antonio Zanelli” di Reggio Emilia, che per una volta zittisce le polemiche sulla scuola italiana. Fondato nel 1880, è stato via via trasfomato, prima per adeguarlo ai tempi e poi per giocare d’anticipo con strutture (possiede tra l’altro serre e stalle modello e uno dei maggiori orti botanici della regione) e con materie e progetti innovativi di formazione che affrontano temi contemporanei come le politiche di salvaguardia ambientale e il controllo di qualità dei prodotti agroalimentari. Impossibile parlare a tu per tu con Marconi: attorno ha sempre nugoli di ragazzi che lo interpellano chiamandolo “prof” con la familiarità che si riserva a qualcuno di casa, ma con il rispetto dovuto a chi se lo merita e non fa nulla per pretenderlo. Lui, “prof” di Chimica e Industria agraria, sembra molto soddisfatto di questo rapporto così poco inquadrabile nei ruoli istituzionali inamidati e invece vivace, dialettico e trasversale: sa di lavorare con giovani che sono il futuro della gloriosa tradizione agricola emiliana; se ben seguiti nei cinque anni di formazione superiore, saranno tecnici all’altezza di un compito sempre più problematico nella nostra civiltà.
Laureato in Biologia con indirizzo ecologico, Marconi ha lavorato per breve tempo in una ditta di consulenza ambientale prima di scegliere l’insegnamento che, in dodici anni, gli ha dato molte soddisfazioni ma nessuna tregua: impossibile trovarla in un istituto dagli obiettivi ambiziosi, dove ogni docente è chiamato a collaborare su più fronti. Marconi ha a cuore il tema della biodiversità in orticoltura e così ha allacciato rapporti con l’associazione Kokopelli e ha cominciato a procurare alla scuola i semi di varietà di pomodori, porri, cipolle, carote, mais e di altre specie: in tutto una cinquantina di ortaggi in coltivazione nel 2003, di cui 23 varietà di zucche, anche tipiche reggiane e mantovane. “Ma vorrei chiarire che il merito di lavorare su questi argomenti è principalmente del collega Alberto Tagliavini, insegnante di Agronomia – puntualizza quasi a scusarsi dell’attenzione che gli è riservata, e aggiunge: “Nei campi della scuola abbiamo anche una ricchissima collezione di 54 vitigni antichi e locali, di cui curiamo la salvaguardia”. Mostra con orgoglio di intenditore una bottiglia di lambrusco con l’etichetta della scuola che Veronelli ha decantato per la qualità eccellente, uno dei venti ecotipi di uve lambrusco in coltivazione nell’azienda agraria dello “Zanelli”. L’aspetto enogastronomico è tra gli sviluppi futuri del progetto di salvaguardia della diversità biologica che Marconi porta avanti. Sorride nel rivelare la propria debolezza di gourmet, che dice di essere “sopportato” dalla moglie e dalle due figlie di 6 anni e 1 anno perché anche a casa, nella campagna prossima a Reggio Emilia, coltiva in privato un orto come quello della scuola. In questi giorni d’inverno nell’orto non ha niente da fare, e per fortuna: Mirco Marconi, insegnante di agricoltura del futuro, è alle prese con l’iniziativa “Scuola Aperta” che illustra ai genitori di ragazzi di terza media strutture, attrezzature e offerta formativa di una scuola in cui fare il “prof” è un buon modo di collaborare a costruire il domani.

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