Nuvole di Sardegna

Finisce un anno e io voglio togliermi ancora uno dei sassolini che rovinano i miei passi. E anche se capisco che le ragioni di un cittadino, i suoi giudizi emessi con tutta la saggezza, la competenza e il buon senso di cui è capace e il suo punto di vista quasi mai sono coincidenti con quelli delle istituzioni, mi chiedo con quale sfrontatezza chiamino giardino luoghi che non lo sono e vagamente lo sono stati o potrebbero esserlo, oppure sono scampoli di natura non strutturati come giardini. Questo per dire che mi porto via da questi giorni di Sardegna con le nuvole che vanno e vengono il pensiero che la Regioni Sardegna ha investito nella promozione di sette luoghi dell’isola vendendoli per giardini degni del turismo intelligente che frequenta la Reggia di Caserta, Boboli e persino Colorno che, per quanto fatto ex novo, un giardino lo è davvero. Lascio qui una manciata di foto fatte ieri a Villa Pernis a Milis, provincia di Oristano. Con l’indignazione che coglie il cittadino che ama questi luoghi e li vorrebbe curati, amati, promossi e ben frequentati e invece…. Invece Villa Pernis è poco più di una discarica di ramaglie, un agrumeto di varietà senza nome, una villa ristrutturata anni fa con tanto denaro per farci un albergo e poi abbandonata. Alla fine, un bene che è di peso al Comune che ne è proprietario e si interroga su quale destinazione d’uso potrebbe avere. Conosco questo luogo da una decina di anni, tra speranza di una rinascita e scoramento per l’abbandono. Lo conosco perché qui si svolge Primavera in Giardino, la mostra mercato di giardinaggio che a metà marzo per due giorni rende protagonista uno spazio altrimenti abbandonato. Ieri ho potuto rivedere Villa Pernis perché i ragazzi dell’associazione Landplants Sardinia stanno organizzandosi per fare proposte di restauro e utilizzo di questo spazio storico, dedicando un focus proprio a possibili idee di trasformazione e utilizzo da parte della collettività di Milis. Alla faccia delle istituzioni che investono sulla promozione di quel che non c’è e dichiarano “visitabile tutto l’anno” un luogo invece in sofferenza, pudicamente tenuto chiuso a chiave. Le nuvole di Sardegna, come scrisse Fabrizio De Andrè in una sua famosa canzone, vanno, vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo, sembra ti guardino con malocchio. Mi spiacerebbe che le nuvole di una Regione dispensatrice di denaro senza costrutto si fermassero a Villa Pernis, ora che un’associazione di gente di buona volontà e solida cultura paesaggistica e ambientale si adopera per una risurrezione. A loro gli auguri che il 2018 per Villa Pernis sia tale.
Ora che mi sono tolta il sassolino, Buon Anno anche a tutti coloro che non si bevono tutto quello che ci raccontano e a loro modo lottano per riportare la decenza in questa nazione chiamando le cose con il loro nome.

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Il mio nome è Mimma Pallavicini, sono una giornalista specializzata, una cosiddetta “giornalista del verde”, da oltre 25 anni e ancora non so dove stiano i confini tra la professione e la passione per le piante, i fiori, i giardini, interpreti e partecipi della mia visione della vita. Così non mi pare vero creare una nicchia per dire ciò che altrimenti non avrebbe modo di essere detto: ogni giorno vivo esperienze, pensieri e percorsi professionali che con le piante e i giardini hanno a che fare e che sarebbe un peccato non fissare e non condividere. Benvenuti da queste parti, e grazie se vorrete sostare in nome dell’informazione e partecipare in nome di un’emozione che ci accomuna.

4 pensieri riguardo “Nuvole di Sardegna

  1. Gent.ma Mimma
    leggo sempre tutti i suoi articoli mi piace tantissimo come scrive perchè se pur in modo educato se c’è qualcosa che non va lo dice sempre. Sono pienamente concorde con lei su come si spendano male i soldi in Italia e specialmente in Sardegna dove 47 anni fa tutta l’isola era una meraviglia e in seguito con l’aumento turistico ogni costa è stata oppressa dal cemento. Porto per esempio Porto S.Paolo che a quei tempi era un piccolo villaggio di pescatori ed ora è diventato un porto turistico pieno di barche, ville e villette. Per quel che riguarda il Parco preso in considerazione da lei dopo aver incassato chissà quanti euro per la ristrutturazione, le foto che mi ha mostrato mette in evidenza che adesso è di nuovo in uno stato di abbandono totale. Speriamo che questa associazione trovi i finanziamenti per riportare al vecchio splendore quel luogo bellissimo ma in verità le dico che sono molto scettica. Le cose si creano e poi si lasciano morire tanto i soldi non sono nostri ma della Comunità Europea. Scusi se ho scritto troppo a lungo .
    Vivissimi auguri di Buon Anno.
    Laura Gori

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    1. Cara Laura, comincio a credere che ormai non è più questione di trovare i soldi per fare qualcosa, ma trovare le idee e l’onestà con cui gestirle. Se poi serviranno i soldi, si cercheranno o si imparerà a farne a meno spendendo con il contagocce in modo sostenibile. Piange il cuore vedere come vengano bistrattati i patrimoni – storico artistici e di denaro – in questa nazione avviata alla paralisi definitiva. Io credo ancora nella vitalità di piccoli gruppi che lavorano innanzi tutto in volontariato. Auguri con affetto anche a lei.

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  2. Sono Marco e scrivo da Lucca. Penso che l’Italia sia uno dei posti piu’ belli al mondo. Non so spiegarmi come mai una gran parte della nostra popolazione non apprezzi e rispetti tutto questo patrimonio che la natura e i nostri avi ci hanno consegnato. Sarebbe troppo lungo e perfino monotono elencare tutte le magagne che produciamo quotidianamente, però quando leggo che ci sono persone come voi, allora sento che non tutto è perduto: pochi a volte riescono a fare cose meravigliose. Grazie.

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    1. Sig. Marco …. anche se è troppo semplice da dire …. ma lo dico …. “un popolo è lo specchio di chi lo governa …..”.
      Purtroppo questo è.
      Ma c’è pure un altro aspetto che caratterizza il comportamento indifferente di tanti, non di tutti (fortunatamente).
      Noi ci ritroviamo qui, in questo bellissimo sito web, a parlare di argomenti davvero “amorevoli” che riguardano il buon senso, il gusto del bello, il piacere di coltivare e vedere crescere piante, colori e frutti ….. e si vede benissimo che ne parliamo con un un livello di cultura elevato, rispettoso della natura, attento ai suoi tempi e al suo decoro. Dobbiamo purtroppo riflettere tuttavia dell’esistenza in Italia di un livello culturale ancora di basso rango …. spesso segnato dalla mancanza di memoria, ma soprattutto dettato da decenni di mal governo e di deriva non solo istituzionale, ma anche didattica. Nelle scuole, fin dalla tenera età, si è passati da un insegnamento rispettoso delle nostre origini contadine ad uno sconclusionato mondo ipertecnologico succube del consumismo. Questo purtropo ha generato una deriva che è sotto i nostri occhi ….. una deriva a cui non interessa nè ai politici, nè agli stessi cittadini. Questo …. è.

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