Alfredo Cattabiani

Nato nel 1937 a Torino da un musicista e una maestra sarta, Alfredo Cattabiani è riconosciuto tra i massimi esperti italiani di storia delle religioni, tradizioni italiane e simbolismo. Al mondo delle piante ha dedicato tra l’altro i libri “Erbario” (Rusconi) e “Florario” (Mondadori). Dal 1986 al 2000 ha tenuto su Gardenia la rubrica “Almanacco”.

Dice di avere con le piante un rapporto privilegiato sin da quando, ragazzo di Torino, appena poteva andava a rifugiarsi sotto la loro ombra protettiva. Dice anche che, tra tutti gli alberi, le palme gli danno “gioia e luce”, che i limoni (e cita la nota poesia di Montale) hanno una solare bellezza ma che per prudenza, temendo che i frutti cadano, evita di sedersi ai piedi di quello del suo giardino e che l’alloro “ricco e austero” gli ha ispirato una delle cose migliori che ha scritto, un dialogo filosofico-teologico su alcune piante ambientato sull’isola Bisentina del Lago di Bolsena, pubblicato nel 1985 con il nome “Erbario”.
Alfredo Cattabiani è un signore di grande intensità e spessore che sembra avere l’urgenza di farsi accettare  attraverso il racconto della propria vita e delle proprie opere. Laureato in Scienze Politiche, da sempre è un uomo di lettere e di editoria, sotto molti aspetti un “uomo contro” per affermare la propria indipendenza di pensiero e la propria originalità letteraria. Inquieto e polemico, racconta del suo trasferirsi di città in città alla ricerca di un luogo a misura dei propri bisogni: da Torino, dove venticinquenne fonda le Edizioni dell’Albero e poi dirige la casa editrice Borla, a Milano, dove assume la direzione editoriale della nascente Rusconi Libri, scopre autori come Guido Ceronetti e Cristina Campo, porta al successo “Il signore degli anelli”, avvia collane musicali e di classici della filosofia. Milano però gli va stretta in tutti i sensi (“ti fa sentire in un lager”) e nel 1979 l’abbandona per Roma, diventa giornalista professionista e collabora alle pagine culturali dei giornali e alle reti radiofoniche Rai, anche insieme alla moglie di origine spagnola Marina Cepeda Fuentes, nota conduttrice radiofonica e studiosa di tradizioni popolari. Con lei tra l’altro pubblica il saggio “Bestiario di Roma” sul simbolismo degli animali scolpiti e dipinti nella capitale.
Cattabiani frena la dichiarazione d’affetto per la città e sorride: forse in un’altra vita è stato un soldato gallico sceso nell’Urbe, che là si è sposato e ha compiuto le sue gesta migliori. Così a Roma che “ti accoglie e ti lascia vivere” e “ti offre sempre un albero sotto il quale riposare” ha dedicato il libro “Simboli, miti e misteri di Roma”, un itinerario sapienziale dalle origini sino ai nostri giorni. Il parco di Villa Celimontana era la sua meta preferita prima di trasferirsi a Viterbo, in una casa medioevale con un giardinetto tutto suo. Divaga per dire che nel viterbese ci sono i parchi e le ville rinascimentali più belli che abbia mai visto, raccontati nel libro “Zoario”, e c’è quell’Isola Bisentina che gli è piaciuta così tanto da rimandarlo con il pensiero all’Accademia Platonica.
Da due anni Alfredo Cattabiani vive a Santa Marinella,  descritta scogliosa e mite come la Sicilia, lontana da tutto e tuttavia a mezz’ora da Roma. Provato dalla malattia, non si arrende e continua a lavorare alla nuova edizione della sua trilogia sul Calendario e al completamento di una “Storia dell’immaginario”, della quale ha già pubblicato ”Florario”, “Planetario”, “Volario” e “Acquario” su miti, simboli, leggende e tradizioni ispirati dal mondo vegetale, astrale e animale. A questo scrittore atipico,  convinto che “è possibile filosofare riflettendo anche sulla più umile pianta”, che ama gli alberi perché “placano l’angoscia della morte e fanno pensare che poi saremo insieme” e le rose perché “sono nato di maggio”, al ricercatore che ha fatto conoscere a molti italiani il linguaggio dei simboli, inviamo dalla redazione un mazzo di rose simboliche come ringraziamento dei quindici anni di collaborazione a “Gardenia” e come augurio di altre nuove opere che sappiano rinnovare il passato.

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