Lo so che alla maggior parte dei giardinieri non importa nulla dei frutti antichi sardi, ma mi sento in dovere di gratificare quei pochi (comunque non pochissimi, e in genere molto ferrati in materia) che hanno invece un legame speciale con la frutticoltura e con il recupero delle vecchie varietà locali in quanto patrimonio di un territorio e parte della storia non solo agronomica di un popolo. Sicché rendo conto qui di una conferenza a mio parere molto interessante che ho ascoltato a Milis nei giorni di ‘Primavera in giardino’ e tenuta da Guy D’Allewin, ricercatore cinquantacinquenne di origine belga, ma naturalizzato sardo, dell’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (ISPA) del CNR. D’Allewin ha dato conto di ciò che si sta indagando sulla frutticoltura tradizionale sarda e sulla sua biodiversità a partire dai dati tecnici forniti dai frutti coltivati nel campo catalogo di Oristano Nuraxinieddu e analizzandone le proprietà nutrizionali, con belle sorprese. Per esempio, le varietà di mele e pere sarde si sono evolute in un ambiente ostile (soprattutto in estate per il caldo e per la siccità), con il risultato che le pere estive hanno una durata limitatissima e le mele sono in genere farinose. Ma mele, pere e susine sarde hanno un contenuto di polifenoli e antiossidanti decisamente superiore a quelle coltivate altrove.
Risponde a questa regola, per esempio, la pera ‘Camosina’, eccellente, nutritiva ma con una durata di soli 2-3 giorni dalla raccolta. In più si dimostra molto resistente alla ticchiolatura (non così la ‘Camosina Grande’). Le pere ritrovate sul territorio dell’isola e attualmente in coltivazione nel campo catalogo sono ben 108, di cui 96 ad alto contenuto di polifenoli. Questo vuol dire che sono piuttosto astringenti, caratteristica che scompare con l’essiccazione. E infatti erano selezionate in passato anche per essere disponibili in inverno, quando non c’era altro. Di tutte, 73 sono soggette all’imbrunimento a maturazione e, una esclusa, tutte hanno ottima affinità d’innesto con il perastro della flora spontanea. E infatti tradizionalmente le marze venivano innestate dai pastori stessi sui perastri nati da soli lungo le strade, così i frutti avrebbero dissetato loro e le loro greggi in transito. Quasi tutte precoci e precocissime, le pere sarde hanno una particolarità importante: la resistenza alle malattie. Quelle del nuorese e della Barbagia una virtù in più, non producono micotossine, sicché anche senza pastorizzazione sono sempre esenti da Penicillium espansum o meglio: il gene della micotossina si esprime ma viene bloccato, tant’è che una ricercatrice sarda sta lavorando in Spagna su questo dato. Altre particolarità trovano già impiego fattivo. Per caso si è scoperto che il liofilizzato di pera ‘Vacchesa’ può essere utile in ambito odontostomatologico. All’ospedale di Cagliari è infatti in prova, con ottimi risultati, contro l’alitosi da disordini dentari e contro i radicali liberi dopo operazioni del cavo orale. Essendo un eccellente cicatrizzante, potrebbe persino diventare una cura naturale contro Helicobacter pylori.
Altre pere, come ‘San Domenico’ e ‘Bau’, sono eccezionali per qualità organolettiche e per il mercato del fresco come per i succhi di frutta. Altre ancora ammezziscono facilmente, ma proprio per questo, pare, formano composti aromatici utili alla longevità, come ha dimostrato uno studio sugli ultracentenari sardi. La varietà ‘Olzale’ diventa nera a maturazione, ma mantiene la buccia dura: si taglia a metà e si mangia con il cucchiaino:potrebbe essere un modo semplice per fare il pieno di benessere.
In merito alle mele, nei campi catalogo oristanesi ne sono in coltivazione 30 autoctone, alcune delle quali conservabili sino a 6 mesi, per esempio ‘Nuchis’, tra le migliori, rossa, lucente, croccante e acidula. Tra le interessanti, ‘Rosa di giugno’ che se conservata in frigo assume la colorazione rossa della polpa e ‘Di Cuglieri’, precocissima a buccia striata e polpa un po’ farinosa.
Ci sono poi le susine autoctone, sinora 27 varietà classificate, alcune così ricche di flavonoidi e antiossidanti che l’industria degli integratori alimentari si è dichiarata interessata in futuro a ritirare la produzione. Che, pare, potrà partire nei prossimi anni: ottenute nel campo catalogo, le marze saranno affidate a breve alla Forestale, che innesterà in ambienti della Sardegna diversi per microclima e terreno. Si otterranno così dati su eventuali modifiche delle caratteristiche organolettiche e si potrà incentivare la coltivazione in frutteti da reddito. Ma intanto le varietà autoctone torneranno in natura come patrimonio che si autogoverna e che nel tempo sarà la base di nuove varietà. D’Allowin ha raccontato che sul monte Linas c’è un frutteto semispontaneo in mezzo ad una sughereta: ha trovato un equilibrio con l’ambiente e produce regolarmente senza nulla chiedere. Le susine della Sardegna, racconta ancora D’Allewin, sono in genere molto buone e particolarmente nutrienti. Per esempio ‘Sanguigna di Bose’, in due ecotipi (I e II) a polpa rossa è ricchissima di antociani; ‘Fradis’, di forma molto allungata, ha 8-9 volte in più il potere nutriente della media. Altre sono grosse e bellissime, come ‘Bonarcado’, ma scarsamente appetibili e necessiterebbero di reincroci, ‘Coru’ è grossa e succosa, ma non commercializzabile perché lungo la giunzione tra le due metà tende a spaccarsi, come ‘Croccorighedda’, non spicca e di un brillante arancione.
Dopo tanti dati oggettivi frutto delle ricerche dell’ISPA, Guy D’Allewin ha aggiunto di suo un commento: “Dobbiamo puntare alla sostenibilità – ha detto in conclusione – con basse emissioni di CO2, ovvero bassa carbon footprint e massimo potere nutriceutico.
Articolo interessantissimo, complimenti Mimma!
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Ciao Mimma, io sono appassionata di piante da frutto, ma abito in Veneto e non conoscevo molte delle varietà di frutta sarda che hai citato nel tuo articolo. Non avevo idea che in alcuni frutti, le varietà sarde potessero essere così ricche di nutrienti molto interessanti!
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Mi chiamo gianpiero sono esperto di innesti e sto inestando tutte le piante di pirastu in tipi di mele e pere sarde ne sono fiero perche non dobiamo abandonare le nostre radice ma promuovere il nostro prodoto e farlo conoscere nel mondo non abandonate i terreni con su pirastu perche e un albero che inestato a bisogno di poche cure e da buon prodoto
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ciao gian piero .mi chiamo cui benvenuto sono propietario di un terreno in loc s angelo tra iglesias e fluminimaggiore …abbiamo innestato un paio di perastri a pera mamoi …mi domando se mi potrebbe aiutare a trovare talee di altre varieta anche di mele e altri frutti …e se siamo ancora in tempo per quest anno …la ringrazio saluti
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Blog interessante, e articolo che mi emoziona. Sono sardo e anch’io, come Gian Piero, ho la passione per gli innesti e la passione per le piante antiche della mia terra. Consiglio all’autrice del blog questo libro, non facile da trovare, ma che rappresenta “la bibbia” in questo argomento: “Le vecchie varietà della sardegna – patrimonio genetico di speciee arboree da frutto, a cura di Mario Agabbio, carlo delfino editore”.
Da poco ho innestato nella mia campagna 2 varietà di pere sarde, “la sanguigna” e la “appicadorza”. Quest’ultima non era gradevole appena raccolta ma veniva appesa dai nostri nonni su appositi tralici e consumata durante l’inverno quando era più difficile trovare della frutta buona. Solo dopo questa conservazione dava il meglio di se.
Molto particolare è anche la albicocca bianca sarda. Buonissima e dolcissima, profuma di miele.
Gian Piero posso consigliarti questo blog: https://scambiomarze.wordpress.com/
Ciao a tutti
Sebastiano
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@sebastiano
Cercherò il libro di Agabbio, che so chi è. So anche che il CNR che si occupa di frutticoltura proprio con Guy d’Hallewin e cura i campi catalogo di Nuraxinieddu, ha pubblicato alcune monografie. Io ho solo quella che riguarda il susino, ma dovrebbero essere uscite quest’anno anche quelle relative a melo e pero.
Quello che mi piace di voi sardi è questo senso di appartenenza alla vostra terra. Quasi quasi mi faccio sarda!
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…sei la benvenuta … 🙂
Io invece cercherò le monografie che mi hai indicato. Comprenderanno sicuramente degli studi più recenti.
Piacere davvero di aver fatto la tua conoscenza.
Saluti
Sebastiano
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Salve a tutti: ho acquistato in un discount un sacchetto precofenzionato di mele sarde, qualita’ Royal Gala.
Si tratta di piccole mele rosse dolci e profumate, leggermente farinose. Vorrei piantare nel mio giardino uno di questi alberi da frutto, ma non saprei dove procurarmelo.Tra l’altro ho un mandorlo: vorrei sapere se e’ possibile eventualmente innestarlo col melo. Ringrazio chiunque sappia darmi informazioni in merito
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La mela Royal Gala non è antica e neppure della Sardegna. Creata a metà del Novecento, proviene dall’Australia ed è ormai diffusissima nel mondo. Circa il 20% prodotte sul nostro pianeta sono di questa varietà e di varietà collegate. Per conoscere le mele sarde è meglio se segue le mostre pomologiche e le manifestazioni autunnali tradizionali sull’isola, consultando i giornali e i siti locali per conoscere date e luoghi di svolgimento. In qanto al mandorlo, può essere un buon portinnesto per drupacee come susino, albicocco e pesco, ma non ha affinità d’innesto con il melo o con altre pomacee.
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Mi interessano queste piante antiche in quanto vivo in Sardegna. Qualcuno sa dove poterle acquistare?
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Molte di queste piante sono prodotte dai vivai VitaVerde dei fratelli Saba a Orosei. Li ytrova attraverso il sito http://vitaverdevivai.com
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