Ricordavo di aver fotografato l’estate scorsa la schiena di un ragazzo in maglietta rossa. C’era su una scritta che fa parte del mio modo di essere per formazione, per epoca storica in cui sono cresciuta, per un mai rimosso desiderio di crescita con gli altri e di condivisione democratica. Ho cercato la foto perché volevo condividere anche lei, la scritta sulla maglietta firmata Primo Moroni (se avete curiosità andate a cercare su wikipedia chi mai fosse). Ma anche per dire che sempre più spesso temo di essere solo una delle tre o quattro persone che crede ancora a queste cose, come mi insegnano troppe realtà attorno: dai figli ventenni che dicono ai genitori “Taci vecchio che so io come si fa” (ne conosco diversi, quasi tutti in pochi anni hanno portato floride ditte al fallimento), ai signori nessuno senza arte né parte che i social media hanno trasformato in star, ai prof universitari che ancora giocano a fare i baroni. Via via così in una società sempre più ignorante e contenta di esserlo, piena di meschini poteri, di piattaforme Rousseau finto democratiche, di lusso sfacciato da una parte e dolorose scelte economiche dall’altra pur di sopravvivere. Potrei scrivere un libro su quel che vedo e sento. La cosa che mi fa male più di tutto è che mi sembrava di aver trovato nel mondo delle piante e del giardinaggio un’oasi serena, un rifugio sicuro contro i mali della società e i disastri dell’incoltura. Invece sta succedendo di tutto anche in questo ambiente e prima o poi bisognerà pur dire quanto un progetto nato trent’anni fa stia andando alla deriva.
Vorrei consolarla, ci sono ancora persone degne solo che devono lavorare di più per trasformare gli altri, non cambiare, trasformare. A presto!
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Che si debba lavorare di più e contare sulla propria capacità di resistenza, lo so bene. Ma non so se posso assumermi il compito di trasformare gli altri. Vorrei essere una voce tra tante ed essere scelta come compagna di un percorso di crescita nella direzione che mi sono scelta. Ma sono i valori che sono stravolti. Tanto per dire: tutti adesso hanno il giardino e trattano i cani come figli, ma nessuno stupisce più per la natura o la frequenta in modo scientifico. Tutti si improvvisano giornalisti ma nel mio settore non ci sono praticamente voci autorevoli di giornalismo orticolo. So anche però che ci sono, come dice lei, tante persone degne e cerco di farmi bastare questo. Mi permetta però di sentirmi altalenante ogni tanto tra indignazione e disperazione.
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