Elogio della sfera

pubblicato su Gardenia – aprile 2001

Tanti anni prima di realizzare un sogno, un sogno segreto, nitidissimo e architettonico. Madame De Witte è una signora belga gentile, creativa e di gusti sicuri. Introduce al suo regno, raccontando: “Amo le piante, non potrei fare a meno di loro. Anche se la mia qualifica è di architetto arredatore, invece di collaborare con lo studio di progettazione di mio marito ho preferito dedicarmi agli allestimenti floreali. Dopo aver creato tante scenografie verdi per gli altri e aver divulgato l’arte delle composizioni floreali, un giorno del 1985 ho avuto finalmente la fortuna di potermi esprimere con un giardino tutto mio. Non sono una paesaggista, ho lavorato d’istinto, però mi sono servite la mia formazione e l’esperienza”.
Nel sogno due ossessioni: sperimentare la possibilità di ripetere forme e schemi geometrici e trovare associazioni decorative tra piante utili e fiori. I metri quadrati a disposizione erano circa 3000, abbastanza per articolare lo spazio principale, un grande tappeto erboso pianeggiante un po’ sproporzionato, lungo e  stretto, in riquadri delimitati da siepi di bosso di varie altezze. L’accento formale del bosso potato e squadrato, che forma archi di passaggio, bordure e quinte prospettiche, mette in risalto la vegetazione libera e rigogliosa delle erbacee perenni, delle rose, di altri rampicanti, dei vasi fioriti lungo i muri dell’abitazione e crea un potente contrasto con la chioma soffice degli alberi ornamentali e con quella un po’ scompigliata degli alberi da frutto.
Il passaggio tra formale e informale è dato dal sorprendente uso di palle di bosso in molte versioni e in diverse situazioni, come se madame De Witte avesse eletto il suo giardino fiammingo a laboratorio di sculture viventi per esprimere una personale concezione artistica del pianeta terra, non a caso rappresentato sferico come quei suoi arbusti sempreverdi. Sembrano un reggimento in parata, tutti uguali in doppia fila come clonati, a lato della zona pavimentata di soggiorno all’aperto; emergono addirittura dalla pavimentazione ad un passo dalle finestre di casa, perchè possano essere ben visibili. Sfere di bosso di diversi diametri creano un’aiuola di geometria irregolare in ineffabile dialogo con tralci di edera che la cingono e  formano un’ennesima sfera: si direbbe la composizione di un musicista con la passione del giardinaggio, che ha lavorato con le piante in giardino come con le note sul pentagramma alla ricerca dell’armonia pura.
Altre sfere di bosso sono un perentorio richiamo all’ordine nel vivace disordine (programmato) di Geranium, Hosta, Heuchera, Salvia e di molte altre erbacee perenni che per buona parte dell’anno movimentano la bordura mista lungo tutto il perimetro. La rigidità costrittiva della potatura topiaria in questo caso è stemperata proprio dalla forma: il cerchio e la sua versione tridimensionale, la sfera, sono sfuggenti, non hanno confini e in giardino, per quanto espressi con piante “costrette” in una sagoma innaturale, conferiscono all’insieme una dolcezza fluida e una eleganza composta che denotano la volontà del giardiniere di rendere riconoscibile il suo intervento, senza renderlo prevaricante sul potere della natura.
Madame De Witte sorride. Perchè ha scelto la potatura a sfera dei suoi bossi? “Mi piaceva, non mi sono chiesta perché dentro di me visualizzavo sfere e non, per esempio, cubi o coni. La sfera è perfezione calda, non ha spigoli…”. Preferisce cambiare discorso, ricordare che ha fatto proprio tutto da sola, ha scelto, disegnato, modificato e infine piantato con l’aiuto di un solo giardiniere. Anche oggi, a distanza di 15 anni dalla creazione, è ancora lei ad occuparsene personalmente, con il contributo di un uomo tuttofare e, due volte all’anno, con l’intervento di un giardiniere specializzato in potature per mantenere in ordine siepi e arbusti topiari. Adora il bosso, che ritiene la pianta ornamentale più duttile, ma anche le Hosta, che colleziona in tutte le varietà. Si circonda di rose rampicanti e di clematidi perchè, dice, non occupano spazio a terra e magnificano gli alberi. Nel suo giardino si insinuano in mezzo alla chioma dei meli e dei peri, formano arcate e festoni al culmine della siepe perimetrale, si affacciano discrete dagli arbusti che chiudono alle spalle la bordura mista. Tra i colori, preferisce il bianco, che sposa la causa del bosso sempreverde con grande eleganza, ma vorrebbe di più, per esempio aggiungere più toni rosso scuro. Nel tentativo di spiegare che non ha in mente dei rossi veri e propri, elenca molte tinte dal bordeaux al porpora. Mimetizzato tra le piante della bordura sta crescendo un Berberis sanguigno: c’è da credere che un giorno madame De Witte scenderà in giardino impugnando le forbici come se fosse lo scalpello di uno scultore e lo plasmerà a sfera, per sperimentare sino in fondo le potenzialità di questa forma geometrica nel suo regno di artista.

(riquadro)
Arte topiaria dei nostri tempi
Lo stile non ha un nome, ma l’innesto di elementi di arte topiaria nell’impianto tipico del giardino “all’inglese” ha grande successo nella Francia del Nord, in Belgio, in Germania e in Olanda, con punte nei Paesi Scandinavi. Le ragioni possono essere diverse. La prima riguarda la ricerca di simmetrie ad opera di numerosi paesaggisti, tra i quali Jacques Wirtz, che ha introdotto nei giardini dei suoi clienti, e nel suo stesso a Izegem, in Belgio, forme ricorrenti di bosso scolpito.La seconda ragione è una più generale rivalutazione dell’arte topiaria in tutta Europa negli ultimi dieci anni, che ha portato ad un sensibile incremento dell’attività vivaistica pistoiese specializzata. Gli olandesi, ben noti e abili commercializzatori, hanno saputo proporre al pubblico le piante formate con questa tradizionale tecnica di allevamento che risale ai tempi del giardino “all’italiana”, ed è stato un successo. Una terza ragione è di ordine climatico. Le estati non troppo calde di queste regioni europee, gli inverni relativamente miti, la luce discreta, mai accecante, sono tutti fattori che favoriscono la crescita e la buona salute del bosso. Infine, alcuni hanno lanciato l’ipotesi che il ritorno di fiamma per le forme topiarie abbia a che fare con il bisogno dei nuovi giardinieri amatoriali di prendersi cura di piante dichiaratamente artefatte che necessitano, per conservare le loro peculiarità, di costanti attenzioni, che tuttavia sono meno onerose in termini di tempo e di fatica di altre colture, per esempio le bordure miste.

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