Quest’anno la mia minima siepe divisoria di ligustro (2,5 m di altezza, poco più di lunghezza) sta regalando una strepitosa fioritura. Mio marito è passato con una cesta attraverso l’arco che la siepe forma per immettere nel giardinetto bianco, e stizzito ha deciso: “Domani devo proprio potarla, non si passa più”. Ho sperato che anche l’indomani piovesse, come da due mesi a questa parte. Perché quella fioritura candida è provvidenziale per le api della mia arnia (smette di piovere e un minuto dopo loro sono lì, a bottinare nell’unico posto di cose commestibili in questa stagione che sia a due passi da casa) e il suo profumo ha per me il fascino delle cose antiche, cuce il filo di una memoria quasi persa. Mia madre da piccole portava me e le mie sorelle a giocare in un prato alle porte della città e per confine con la strada c’era una lunga siepe di ligustro. In giugno, verso sera, quel profumo era il segno che si stava per partire per le vacanze: il tempo dell’infanzia da ricordare era quello. L’altro giorno all’imbocco della Valle d’Aosta sono invece passata su una strada di montagna con una scarpata rivolta a sud e alla quarta volta che in carrellata vedevo passare un piccolo arbusto con pannocchiette tozze di fiori bianchi, mi sono fermata ad osservare: ancora ligustro ma, rispetto a quello della mia siepe, con spighe cortissime. Così a casa ho cercato il “verbo” sul Pignatti: quello visto sulla montagna è l’unico ligustro nostrano (Ligustrum vulgare) che infatti cresce nei boschi termofili in tutto il territorio, grandi isole escluse. Pignatti come sempre è puntuale e non settario; la sua curiosità scientifica lo spinge a riconoscere, pur nelle chiavi della flora italiana, che esiste anche la flora degli altri, ed è altrettanto interessante. Così cita Ligustrum japonicum, semisempreverde alto sino a 4 m, infiorescenze con asse glabro e fiorellini bianchi con lobi lunghi circa 3/4 del tubo; Ligustrum ovalifolium, anche questo giapponese, sempreverde di misura dimezzata rispetto al precedente, asse pubescente e lobi lunghi 1/2 del tubo; e infine Ligustrum lucidum, proveniente da Cina, Corea e Giappone, sempreverde coltivato come arbusto o piccolo albero, riconoscibile dagli altri per le foglie ovali-acuminate lunghe sino a una dozzina di centimetri.
Per cortesia, sareste veramente gentili a comunicarmi se il ligustrum ovalifolium si puo’ usare reciso per decorazioni
floreali. vi ringrazio anticipatamente
Elisabetta Porlezza
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@elisabetta porlezza
Non sono molto pratica, mi informerò presso qualche amica che fa composizioni floreali. Ma qualche volta ho aggiunto qualche tralcio di ligustro nei miei bouquet campagnoli. Posso dire che aggiungono leggerezza e profumo, ma i petali cadono facilmente, ciò che crea disordine se il mazzo è di rappresentanza. Forse bisogna usare solo pannocchie di fiori ancora chiusi: dovrebbero durare almeno tre o quattro giorni, aprendosi progressivamente.
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