Sto collaborando alla stesura del calendario definitivo delle conferenze, delle presentazioni e degli incontri, gustosi e abbondanti, che a Torino, al parco del Valentino, accompagneranno Flor 09, mostra mercato sottotitolata “Tre giorni di piante, giardini e ambiente”, dal 9 all’11 ottobre prossimo. E la domenica mattina alle 12 all’area incontri ci sarà Lidia Zitara a raccontare il suo libro “Giardiniere per diletto. Contributo ad una cultura irregolare del giardinaggio”, che sto leggendo con molto piacere. Lidia, che conoscevo per il suo blog e come animatrice del sito compagniadelgiardinaggio.it, è una illustratrice e giornalista calabrese che sembra voler calcare le orme di Vita Sackville West per un verso, di Ippolito Pizzetti per un altro. Con risultati a volte notevoli, sia come scrittura, sia come contenuti, altre volte un po’ acerbi, perché lasciano intravedere per trasparenza i suoi malumori, i suoi capricci, la sua cultura esibita. In ogni caso un libro da leggere, sarà perciò bello a Torino sentirglielo raccontare e magari preparare prima qualche domanda per interrogarla sui molti temi che Lidia, con capacità critica non comune, affronta da trasversale non omologata: non per niente il suo è un giardinaggio irregolare. Se non volete attendere la mostra di Torino per acquistarlo, “Giardiniere per diletto” è in libreria a 16 euro, edito da Pendragon.
Il prossimo fine settimana, 26 e 27 settembre, ritorna la mostra delle patate dal mondo organizzata dal Consorzio della Patata Quarantina Genovese, questa volta nel Centro Visite del Parco Aveto a Rezzoaglio, sull’Appennino alle spalle di Genova. Davvero un modo eloquente di considerare la biodiversità e i viaggi compiuti dalle piante commestibili, ma anche la loro capacità di incidere nella storia dell’uomo e del cibo. Chi è interessato all’argomento, un appuntamento che si fa ricordare. Andate a cercare altre notizie sul sito del Consorzio della Quarantina.
Non potrò essere a Rezzoaglio perché sarò a Guastalla per “Animali e piante perduti”, che io considero una delle manifestazioni più articolate, vivaci e intelligenti dell’autunno. Un appuntamento al quale non posso mancare, anche perché ogni anno torno a casa con qualcosa di nuovo imparato. Per esempio, questa volta, domenica mattina alle ore 11.30 a Palazzo Ducale, si parla di una pianta “perduta”, la trogna, ossia Apios graveolens (=A. tuberosa o A. americana). A quell’ora ci sarà una conferenza dal titolo “La Trogna: da patata di Pocahontas a sostegno dell’umanità” a cura di Emilio Maestri della Cooperativa Eden di Guastalla. E’ una leguminosa americana, rampicante, con
foglie pennate, fiori papilionacei a mazzetti, viola un po’ profumati, baccelli con semi sferici a quel che ho capito commestibili e, soprattutto, con una radice tuberosa, quella sì commestibile di certo, ma quanto gradevole al palato non è dato sapere. Negli Stati Uniti, da cui proviene, era la patata degli indiani e indian potato è rimasto il suo nome volgare più noto, seguito da molti altri locali: potawatomi, bear potato, groundnut, groundnut pea, Dakota pea, traveler’s delight, pig potato, wild bean… Il fatto che se ne parli a Guastalla è squisitamente una questione etnobotanica (per il significato del termine cliccate qui). La trogna, in italiano chiamata anche gelsomino del Canada, cresce infatti naturalizzata lungo le rive del Po tra il Mantovano e il Reggiano, in alcuni tratti del Ticino e della Stura. Pare infatti che il tubero fosse consumato nei secoli scorsi dalle popolazioni padane più povere e che in seguito, abbandonata la coltura, la pianta si sia riprodotta autonomamente in ambienti a lei confacenti. Su internet c’è un bell’articolo, eccolo qui. Se invece volete visionare il programma intero di Animali e piante perduti (ma le atmosfere, quelle, non possono raccontarvele), potete cliccare qui.
Ma bene che hai segnalato questo libro di Lidia Zitara. Ho letto il libro da tempo e ho apprezzato alcune lucide perle che analizzano con occhi puliti gli orizzonti del nostro paesaggio artificiale, come nel capitolo “Contro la pista ciclabile di Siderno” che è qualcosa di più del parlare di paesaggio urbano e giardini. Mi ha fatto venire in mente gli scritti di Arbasino tipo “Paesaggi italiani con zombie” o “Fratelli d’Italia” quando negli anni 60-70 ci raccontava scafatamente i cambiamenti degli anni del boom. Lidia racconta partendo dai giardini lo stupidario della vita contemporanea, sia che si tratti di piselli odorosi o di distruggere un ecosistema litorale per far posto a una pista ciclabile che non porta da nessuna parte. Lidia è una dura e sa quello che dice a differenza di certo establishment giardinicolo. Ovviamente non mancherò alla presentazione del suo libro.
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